Almeno tre civili palestinesi sarebbero rimasti uccisi ieri, martedì, a Rafah durante la distribuzione degli aiuti alimentari da parte della Gaza Humanitarian Foundation, la fondazione che Israele e Stati uniti hanno scelto per la consegna del cibo nella Striscia in sostituzione delle Nazioni Unite. Sotto accusa è il meccanismo di distribuzione dei pacchi alimentari.
Sempre ieri, dopo l’apertura della distribuzione degli aiuti, centinaia di persone, ragazzi, donne velate di nero dalla testa ai piedi, bambini, anziani aveva preso a correre verso i tavoli dov’era accatastato il cibo dentro gli scatoloni buttando giù le barriere. Il caos si è alzato d’improvviso, una massa di corpi si è precipitata verso gli aiuti.
Le guardie di sicurezza della compagnia americana che vigila sulle consegne si sono date alla fuga per non essere sopraffatte. Più in là, oltre la cancellata, gli operatori americani hanno sparato colpi in aria. I media di Hamas hanno subito cavalcato il pandemonio, e hanno pubblicato le scene della ressa irridendo il nuovo meccanismo di aiuti, sostenuto da Israele e dagli Stati Uniti, descrivendo il centro come già distrutto, con gli elicotteri dell’Idf che sparavano dall’alto. Notizia poi smentita dallo stesso esercito israeliano.
Critiche ONU
“È oltremodo cinico incolpare gli operatori umanitari che rischiano la vita a Gaza per non essere in grado di fare di più”. Lo ha dichiarato un funzionario delle Nazioni Unite a Gaza a condizione di anonimato, interpellato dal Times of Israel dopo che coordinamento israeliano per gli aiuti alla Striscia (Cogat) ha accusato le Nazioni Unite di non svolgere il proprio dovere sugli aiuti umanitari a Gaza.
“La realtà è che Israele non sta rendendo possibile il nostro lavoro e la gente sta morendo di conseguenza”, ha affermato il funzionario citato dal portale. “Per ottanta giorni, Israele ha bloccato ogni tentativo di portare rifornimenti salvavita a Gaza. Ora, solo un piccolo rivolo di aiuti è consentito. Ma non è sufficiente ad alleviare la disperazione di una popolazione che è stata affamata”.
“Questo significa che i nostri camion rischiano di essere saccheggiati”, ha proseguito il funzionario. “Ci è consentito consegnare farina solo a panetterie che non sono in grado di gestire l’enorme folla di persone disperate. Cerchiamo di raggiungere ogni giorno l’unico valico di frontiera aperto e di trasportare le merci in sicurezza, ma ci imbattiamo in un coordinamento disfunzionale con le truppe sul campo, che ci costringe ad aspettare ore in una zona militarizzata in attesa del via libera per muoverci, mentre i bombardamenti continuano. Quando ci viene permesso di muoverci, i percorsi che ci vengono forniti dalle forze israeliane sono inappropriati e pericolosi”, ha raccontato. “La nostra capacità di consegnare le merci è forte solo quanto l’accesso che ci viene concesso. Durante il cessate il fuoco, ha funzionato. Ora non funziona più”.
La posizione di Israele
Nelle intenzioni israeliane, la nuova formula avviata nella Striscia serve per spezzare il controllo di Hamas sul cibo, e a cascata per distruggere il suo potere di presa sulla popolazione. Il nervosismo mostrato da Hamas conferma che l’obiettivo israeliano colpisce più dei missili: il ministero degli Interni dell’organizzazione in una nota condanna il meccanismo della Gaza Foundation affermando che “il tentativo fallirà”. I miliziani hanno distribuito cibo gratis nella zona umanitaria di Al-Mawasi, mentre il canale Inner Front ha minacciato chiunque prenda da mangiare dalla GHF. L’azienda ha fatto sapere che durante la giornata sono stati distribuiti 8’000 pacchi, ogni scatola di cibo è sufficiente per cinque persone e mezza per tre giorni e mezzo, pari a circa 462’000 pasti.
RG 07.00 del 28.05.2025 La corrispondenza di Michele Giorgio
RSI Info 28.05.2025, 07:58
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