La tregua a Gaza è appesa a un filo. Lo sostiene Gershon Baskin, pacifista e mediatore israeliano, che da anni intrattiene contatti con Hamas e oggi comunica quotidianamente con l’inviato di Donald Trump, Steve Witkoff. “Ci sono molte cose che devono accadere immediatamente”, ha spiegato in un’intervista concessa al Telegiornale della RSI. “Se non vengono fatte subito, rischiamo che il cessate il fuoco collassi”.
Tra le priorità, la restituzione dei corpi degli ostaggi da parte di Hamas, la formazione di un nuovo governo palestinese a Gaza, indipendente dall’autorità Palestinese, ma in qualche modo collegato, e il dispiegamento di una nuova forza di sicurezza palestinese, già addestrata in Giordania e in Egitto.
Il controllo di Gaza deve essere dei leader della società civile e degli imprenditori, non politici. Persone senza alcun legame con Hamas
Gershon Baskin, pacifista e mediatore israeliano
“Il controllo di Gaza deve essere dei leader della società civile e degli imprenditori, non politici. Persone senza alcun legame con Hamas”, ha aggiunto. Ma l’urgenza più impellente, secondo Baskin, è umanitaria: “A Gaza ci sono due milioni di persone senza un tetto. Servono bulldozer subito, per rimuovere le macerie e fare spazio per alloggi temporanei”.
Alla domanda se teme un disimpegno degli Stati Uniti, ora che gli ostaggi sono stati liberati, Baskin risponde senza esitazioni: “Lo temo molto! Ho paura che possa crollare tutto. Abbiamo una storia di mancato rispetto degli accordi e, sul fronte israeliano, abbiamo il grilletto facile, con fanatici folli nel governo che continuamente incoraggiano Netanyahu a ricominciare la guerra”.
Nonostante ciò, il mediatore si dice fiducioso sull’avanzamento dei negoziati: “Dire che non sono iniziati è un errore o un malinteso. Per la maggior parte delle questioni è già stato tutto deciso”. I nodi ancora da sciogliere riguardano la tempistica dei ritiri israeliani da Gaza e la gestione dei punti di accesso alla Striscia.
Hamas senza futuro, ma l’idea resiste
Quanto al futuro di Hamas, Baskin non ha dubbi: il movimento è arrivato al capolinea nella Striscia. “A Gaza sono finiti. Non hanno alcun futuro politico come Hamas, devono cambiare o scomparire”. Ricorda poi l’impegno del presidente palestinese Mahmoud Abbas con il principe saudita Mohamed bin Salman e il presidente francese Emmanuel Macron: entro un anno si terranno elezioni, aperte solo ai partiti che accettano la linea dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e il negoziato per una soluzione a due Stati.
“Hamas non avrà alcun ruolo politico nel futuro della Palestina, a meno che non si trasformi. E se lo farà, l’idea di Hamas continuerà a esistere finché ci sarà l’occupazione, finché i palestinesi non avranno la libertà. Ma Hamas non avrà alcun potere, non sarà in grado di controllare Gaza”.
“Israele non avrà mai la sicurezza se i palestinesi non avranno libertà, e i palestinesi non avranno mai libertà se gli israeliani non avranno sicurezza”, ha concluso.