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Gli Alleati hanno un problema nel difendere i confini da eventuali attacchi con i droni

L’incursione di una ventina di velivoli russi in Polonia ha scatenato un grande dispiegamento di mezzi ma risposte simili a lungo termine non sarebbe sostenibile

  • 12 settembre, 13:56
  • 12 settembre, 14:10
02:48

Radiogiornale delle 12.09.2025: la corrispondenza da Bruxelles, di Andrea Ostinelli

RSI Info 12.09.2025, 13:55

  • Archivio Keystone
Di: Andrea Ostinelli, corrispondente RSI a Bruxelles

L’incursione dei droni russi sulla Polonia, che ha provocato la risposta della NATO, con aerei da caccia e sistemi anti-missile, ha messo in luce l’inadeguatezza dei mezzi dell’Alleanza atlantica per contrastare attacchi con droni.

L’armamentario dispiegato dall’Alleanza atlantica per contrastare l’incursione di una ventina di droni russi è infatti stato imponente, ma anche costosissimo (milioni di euro in missile a fronte di droni che costano ciascuno qualche centinaia di migliaia di euro). Decisamente eccessivo? Se sul momento la NATO e il suo segretario generale, Mark Rutte, si sono felicitati per la rapidità della risposta, in realtà, un simile dispendio di mezzi e uomini non sarebbe sostenibile, nel caso di attacchi più frequenti - e più consistenti - come quelli che gli Ucraini subiscono costantemente da Mosca.

Allo stato attuale, gli Alleati dispongono di sistemi antidrone per proteggere infrastrutture quali una base militare o uno stadio (è stato per esempio così per le Olimpiadi di Parigi), ma non possono difendere con strumenti specifici -e proporzionati tutta una frontiera.

Per affrontare questo problema, gli Alleati possono prendere esempio proprio dall’Ucraina: Kiev ha sviluppato dei sistemi anti-drone rudimentali ma innovativi, chiamati “Sky Fortress” o “Zvook” - suono, in ucraino -, che tramite l’uso di migliaia di sensori acustici lungo le frontiere, rilevano il rumore dei droni in arrivo e permettono di localizzarli e farli poi neutralizzare dalle forze sul terreno. Un intero sistema del genere costa poco più di un singolo missile Patriot, da 3,4milioni di euro. Per questo tipo di difesa servono però militari sul terreno, dotati di grandi mitragliatrici per abbattere i droni. Saranno gli alleati disposti a mandarceli?

Anche l’Unione europea si è mobilitata: la Commissione europea finanzia un sistema chiamato “Wall of drones” - muro di droni - che consiste nel dirigere un intero stormo di droni contro eventuali oggetti volanti che rappresentano una minaccia. Il primo Paese a metterlo in funzione, l’anno prossimo, sarà la Lituania.

Nel frattempo, lo abbiamo intuito, molto resta però da fare alla NATO per adeguarsi a un nuova minaccia.

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