Analisi

Escalation dimostrativa, sul fianco est della NATO

Iniziate oggi le grandi manovre militari di Russia e Bielorussia: le dinamiche in gioco, sullo sfondo della guerra in Ucraina e dopo la vicenda dei droni abbattuti in Polonia

  • Ieri, 17:34
  • Un'ora fa
01:26

Radiogiornale delle 07.00 del 12.09.2025: il servizio del nostro collaboratore dalla Polonia Fabio Turco

RSI Info 12.09.2025, 08:24

  • archivio keystone
Di: Stefano Grazioli, giornalista esperto di Russia e paesi postsovietici 

Zapad, Ovest in russo, è il nome delle esercitazioni quadriennali che Russia e Bielorussia tengono regolarmente dal 2009. Quelle di quest’anno, da oggi, venerdì, sino al 16 settembre, sono le prime che avvengono durante il conflitto in Ucraina, nel quale Minsk ha appoggiato Mosca, senza avere un ruolo veramente attivo, ma in ogni caso importante dal punto di vista logistico. Le manovre congiunte sono state avviate per la prima volta da Vladimir Putin e Alexander Lukashenko 16 anni fa, dopo l’intensificazione della collaborazione, politica e militare, già iniziata negli anni Novanta e che si è concretizzata con la creazione e l’approfondimento della cosiddetta Unione tra Russia e Bielorussia, entità sovranazionale e intergovernativa in cui i due Paesi hanno mantenuto comunque l’indipendenza.

La cooperazione militare, in seguito a Zapad 2009, 2013, 2017 e 2021, ha avuto un’accelerazione dopo l’avvio dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022; le esercitazioni russo-bielorusse erano partite originariamente su iniziativa del Cremlino in risposta speculare a quelle della NATO, che tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila avevano coinvolto in varie forme e misure i nuovi e potenziali membri dell’Europa dell’est e del Caucaso, tra il Mar Baltico e il Caspio. Dal 2014, con l’avvio nella guerra del Donbass, le operazioni su entrambi i lati della scacchiera continentale sono cresciute di quantità e di qualità, in una sorta di escalation dimostrativa: nel 2024 la NATO ha tenuto Steadfast Defender, la più grande esercitazione dai tempi della Guerra fredda, che ha coinvolto 90’000 soldati tra il 22 gennaio e il 31 maggio.

L’asse Mosca-Minsk

Anche Zapad 2025 rappresenta quindi per Russia e Bielorussia una sorta di vetrina per illustrare il potenziale militare attuale, al di là di quello messo in campo sino ad ora in oltre tre anni e mezzo di conflitto. Soprattutto per Minsk si tratta di rafforzare la propria posizione di alleato, con un compito, sia operativo che in prospettiva, non marginale: in questa cornice rientrano il posizionamento di armi nucleari tattiche russe in territorio bielorusso e il dispiegamento annunciato dei nuovi missili Oreshnik, testati per la prima volta nell’autunno dello scorso anno nel Donbass, lanciati dalla Russia. La posizione della Bielorussia, a ridosso sia delle repubbliche baltiche e dell’Ucraina, sia soprattutto della Polonia che, a parte l’exclave di Kaliningrad, non condivide confini con la Russia, rende il Paese la proiezione ideale dal punto di vista del Cremlino, per mantenere alta la pressione sia su Varsavia che sulle vicine capitali occidentali, Berlino in primo luogo. Il corridoio di Suvalki, che divide i membri della NATO sul Baltico (Estonia, Lettonia e Lituania) dalla Polonia, unendo appunto Kaliningrad e la Bielorussia, è considerato non a caso uno dei punti deboli sul fronte orientale della NATO e per questo è sorvegliato con particolare attenzione.

04:39

Russia e NATO ai ferri corti

Prima Ora 10.09.2025, 18:00

Lukashenko al fianco di Trump?

È apparso dunque allarmante per l’Alleanza Atlantica che proprio alla vigilia della nuova edizione di Zapad, e nel quadro del conflitto in corso, si siano verificate in Polonia le incursioni di droni, presumibilmente russi, in arrivo direttamente dal territorio della Bielorussia e attraverso quello ucraino. Se da parte di Lukashenko non vi sono state reazioni particolari e l’attenzione occidentale, europea, è rimasta fissa su Putin e il Cremlino, è da evidenziare come però gli Stati Uniti abbiano tenuto sulla vicenda un profilo molto cauto, tanto che John Coale, inviato speciale di Donald Trump in visita proprio a Minsk giovedì, ha sostanzialmente sorvolato sulla questione e sottolineato invece la volontà degli USA di riallacciare i rapporti con la Bielorussia, riaprendo anche l’ambasciata statunitense nella capitale.

L’impressione è che Washington stia utilizzando Minsk come ponte verso Mosca e in effetti, come ha dimostrato anche l’incontro dello scorso giugno tra Lukashenko e l’emissario della Casa Bianca Keith Kellog, a cui è seguita la liberazione di vari prigionieri politici, i segnali arrivati ieri dalla Bielorussia sono ancora opposti a quelli che continuano a mandare l’Unione Europea e le cancellerie continentali. Per i Paesi confinanti, dalle repubbliche del Baltico alla Polonia, la Bielorussia rimane una minaccia e i pericoli sono considerati crescenti a causa dell’aggressiva postura e del dispiegamento delle armi russe. Bruxelles ha sanzionato Minsk dopo la dura repressione del 2020 e stretto le maglie dal 2022, anche se non è riuscita a mettere in crisi Lukashenko, sempre sostenuto da Putin. Il presidente bielorusso, da parte sua, da un lato ha affermato ieri di essere al fianco di Trump alla ricerca di una soluzione della guerra in Ucraina, dall’altro ha accusato i vicini europei di acuire artificialmente il conflitto. Zapad 2025 è in definitiva solo un’esercitazione; il conflitto vero è sempre in corso.  

03:08

Crisi NATO-Russia: l'analisi di Claudio Bertolotti

Telegiornale 10.09.2025, 20:00

rsi_social_trademark_WA 1.png

Entra nel canale WhatsApp RSI Info

Iscriviti per non perdere le notizie e i nostri contributi più rilevanti

Correlati

Ti potrebbe interessare