Il presidente statunitense Donald Trump ha rilasciato una lunga intervista a Politico, il sito d’informazione digitale basato a New York. Quarantacinque minuti di conversazione nel corso della quale Trump non ha lesinato insulti e falsità nei confronti dell’Europa. Di fronte a domande critiche, il presidente Trump insulta o semplicemente interrompe il colloquio. Se quindi si vuole portare a termine un’intervista con lui, bisogna lasciar correre anche di fronte a falsità.
Ecco alcuni esempi tratti dall’intervista di Politico di martedì scorso. “Obama ha ceduto la Crimea, che è bellissima e circondata su tutti i lati da oceani”. A parte il dato geografico, sappiamo che invece l’ex presidente statunitense Barack Obama ha imposto sanzioni contro la Russia. E ancora le affermazione di Trump di aver “risolto 8 guerre” o il mantra sulle “elezioni rubate”.
SEIDISERA ne ha parlato con Roberto Antonini, ex corrispondente a Washington per la RSI, oggi responsabile dei corsi di giornalismo della Svizzera italiana e autore di un recente libro su Trump intitolato “Fake You. Le monde parfait de Donald”.
Roberto Antonini, ha senso fare interviste senza contraddittorio, che fanno poi scalpore, come quella di Politico?
“Il contraddittorio chiaramente mancava. Se la giornalista avesse fatto il contraddittorio, probabilmente l’intervista si sarebbe interrota. Credo che vi sia stato un patteggiamento, per avere comunque l’opinione di Trump su alcuni dossier importanti. Dunque non era un’intervista inutile ma chiaramente sembrava un poco un’intervista in ginocchio su molti aspetti: non è stata smentita la questione su Obama o sulle otto guerre eccetera. È chiaro che la seconda domanda sarebbe stata indispensabile. Sono comunque emersi alcuni aspetti interessanti della nuova dottrina americana: soprattutto riguardo all’Europa, un certo disprezzo per l’Europa, per certi politici, l’ossessione sull’immigrazione, per esempio, sul multiculturalismo, l’indebolimento dell’Europa, dunque un certo distacco anche pronunciato degli Stati Uniti con i loro alleati tradizionali storici, cioè l’Europa, che viene confermato e che era stato anticipato naturalmente dal famoso documento sulla sicurezza nazionale”, dice Antonini.
Ed ecco le parole sprezzanti sull’Europa pronunciate da Trump: “Ha leader deboli che vogliono essere politicamente corretti, che non sanno cosa fare”. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha replicato, sempre su Politico dicendo di aver sempre avuto un rapporto di lavoro molto buono con i presidenti degli Stati Uniti, “ed è così ancora oggi”. È la strategia comunicativa corretta?
“Diciamo che l’Europa è sottoposta a un ricatto e il ricatto si chiama Ucraina, in particolare. Avere delle tensioni con gli Stati Uniti non beneficia nessuno. Poi naturalmente c’è il secondo ricatto, quello dei dazi (vi possiamo aggiungere anche Paesi come la Svizzera). Possibile che quanto succede, quanto è emerso in questi ultimi tempi con Trump, convinca l’Europa, i recalcitranti in Europa, a rafforzare l’assetto politico europeo che a questo punto sembra l’unica ipotesi possibile per una risposta efficace di fronte a questa valanga di improperi, di insulti, di atteggiamenti denigratori nei confronti delle democrazie europee, che sono poi speculari invece agli elogi che Trump muove agli uomini forti, agli autocrati come Putin, come Erdogan”, sottolinea Antonini.
Nel libro “Fake You. Le monde parfait de Donald”, si dice: piuttosto che indignarsi di fronte a quanto dice Trump, si dovrebbero invece decostruire le sue affermazioni. In che modo?
“C’è sicuramente l’aspetto psicologico, per esempio gli insulti alle donne, soprattutto giornaliste. Lui ha un problema evidente da questo punto di vista. La domanda è: decostruendo c’è qualcosa d’altro? Qualcosa d’altro lo si vede a livello elettorale, effettivamente. Comunque, a una parte della popolazione piace, si identifica. Probabilmente questo linguaggio crudo, violento, rozzo, volgare, viene identificato come un’opposizione alle élite. Il che sembra paradossale, naturalmente, perché Trump è un miliardario e presidente per cui più elte di lui... C’è anche, naturalmente nel disprezzo dell’Europa, qualcosa di molto politico. Ricorda, per certi versi, l’inizio dell’epopea americana, verso gli anni 1820-30, la dottrina Monroe, cioè praticamente la definizione di aree di influenza: l’America naturalmente, il Medio Oriente, però via libera alla Russia per quanto riguarda l’Ucraina e probabilmente per una parte dell’Est europeo”.










