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Gran Bretagna sempre più divisa sul tema immigrazione

Il recente giro di vite sui richiedenti asilo dei laburisti accende il dibattito, mentre crescono le tensioni sociali e le voci dei rifugiati si levano contro un clima di crescente ostilità

  • 2 ore fa
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GB: immigrazione e tensioni sociali

Telegiornale 13.12.2025, 20:00

Di: Telegiornali - Loretta Dal Pozzo/sdr 

L’immigrazione si conferma uno dei temi più incandescenti e divisivi nel panorama politico britannico. Il recente giro di vite annunciato dal governo laburista contro i richiedenti asilo e gli arrivi irregolari ha messo in luce la complessità di una questione che non ammette soluzioni semplici, alimentando al contempo un acceso dibattito sulle radici delle tensioni sociali, come messo in evidenza da un approfondimento del Telegiornale della RSI.

A Londra, Ali Ghaderi, rifugiato iraniano fuggito sette anni fa dalle persecuzioni, si sente a casa. Il multiculturalismo della capitale gli ha permesso di costruire ponti e integrarsi ma anche lui percepisce un cambiamento nel clima generale. “Non ho mai visto così tanto odio verso persone che hanno il mio stesso background, come negli ultimi anni. Mi fa sentire insicuro ed è palpabile ovunque nel Regno Unito”, ha detto Ghaderi, fondatore del Babylon Project, un’organizzazione che aiuta i rifugiati.

Le proteste anti-immigrazione hanno raggiunto il culmine quest’estate in diverse città britanniche, spesso fuori dagli alberghi che ospitano i richiedenti asilo. Un episodio di violenza sessuale che ha coinvolto uno di loro ha esacerbato gli animi, portando i manifestanti a ribadire un sentimento diffuso. “Perché non mettere gli asilanti nelle basi militari, dicono, invece che nei nostri alberghi?”, lamentando la presenza di senzatetto e persone in difficoltà economica mentre gli alberghi ospitano stranieri.

Anand Menon, Professore al King’s College di Londra, analizza la situazione. “Alcune persone sono sinceramente indignate nel vedere la gente che viene qui, che salta la fila e riceve benefici. È anche legato al fatto che l’economia britannica non cresce da quasi 15 anni”. Questa stagnazione economica, unita all’aumento degli arrivi illegali (cresciuti del 22% via mare nell’anno fino a marzo 2025) e delle richieste d’asilo ai massimi storici, mette il governo sotto forte pressione. Il dibattito è ulteriormente influenzato dall’ascesa di partiti populisti e da un’ondata nazionalista che ha alimentato grandi proteste anti-immigrazione, spesso guidate dalla destra radicale. Tuttavia, come spiega Menon, “quello che succede non è diverso da ciò che si vede in gran parte d’Europa. C’è una crescente frustrazione nei confronti della politica tradizionale e quindi le persone cercano alternative altrove”.

Le riforme proposte dal governo sono drastiche: la fine dell’alloggio e delle indennità automatiche per molti richiedenti asilo e attese fino a 20 anni per la residenza permanente. Misure che sollevano profonde preoccupazioni tra chi, come Ali Ghaderi, è venuto nel Regno Unito per trovare sicurezza e non per “abusare del sistema”. “Se si vive nella paura di venire deportati in qualsiasi momento, come possiamo integrarci nella società britannica? Fatico a comprendere l’attesa di 20 anni per il diritto di residenza. Venti anni sono una vita intera”, ha commentato Ghaderi.

Ali non è convinto che le nuove misure serviranno da deterrente, né è certo di cosa significheranno per il suo status. Le riforme politiche in materia di asilo creano ulteriore incertezza tra chi ha bisogno di aiuto e chi offre aiuto. Dietro lo scontro politico, resta una realtà umana impossibile da ignorare.

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