Il Guatemala affronta questa domenica il secondo turno delle elezioni presidenziali. Uno dei temi dei quali è ancora difficile parlare è quello del conflitto armato e delle sue conseguenze. Questa guerra civile viene ricordata come il peggior genocidio dell’America latina, una guerra che ha causato 200000 morti e 40000 persone scomparse.
L’esercito, colpevole del 93% dei morti, non ha mai riconosciuto il genocidio e parlare di memoria storica significa riportare a galla fratture e divisioni inconciliabili. Secondo la FAFG, la Fondazione di Antropologia Forense del Guatemala, che si incarica di aprire le fosse comuni del conflitto, solo 1800 persone sono state identificate fino ad oggi. Molti guatemaltechi hanno ancora paura a testimoniare e i terreni dove si trovano le fosse comuni sono di proprietà privata o dell’esercito.
Nel 2013 ha fatto notizia il giudizio che accusava Efraín Ríos Montt di genocidio, ma rimangono decine i casi giudiziari ancora aperti. La corruzione della politica guatemalteca e gli interessi economici impediscono che la giustizia possa fare il suo corso.