Una giudice federale ha bloccato temporaneamente il giro di vite imposto dall’amministrazione Trump alla presenza di studenti stranieri sul campus di Harvard. La giudice ha accolto la mozione presentata oggi dall’ateneo dopo la decisione dell’Homeland Security. “All’amministrazione Trump è da questo momento impedito di attuare (...) la revoca della certificazione Sevp (Student and Exchange Visitor Program) della parte ricorrente,” ha ordinato la giudice Allison Burroughs nel contesto di uno scontro crescente tra la Casa Bianca e l’università della Ivy League.
Intanto Harvard ha fatto causa all’amministrazione Trump per il blocco delle iscrizioni degli studenti stranieri. Nell’azione legale l’ateneo spiega venerdì che la decisione dell’amministrazione viola il primo emendamento.
“Condanniamo” la decisione “illegale e ingiustificata” dell’amministrazione, afferma il presidente di Harvard, Alan Garber, in una nota. L’azione dell’amministrazione “mette a repentaglio il futuro di migliaia di studenti e studiosi di Harvard e serve da monito per innumerevoli altri college in tutto il paese”, ha aggiunto Garber.
Il diktat arrivato da Trump è stato riportato nei giorni scorsi dal “New York Times” e Bloomberg, i quali hanno citato una notifica inviata all’ateneo dove si specificava pure che gli studenti attualmente iscritti devono trasferirsi o perderanno il loro status legale. “Vi scrivo per informarvi che, con effetto immediato, la certificazione del programma per studenti e visitatori stranieri dell’università di Harvard è revocata”, ha scritto la segretaria alla sicurezza interna Kristi Noem all’università. La stretta è un nuovo duro colpo al college più antico e ricco del paese, che il presidente ha già privato di miliardi di dollari di finanziamenti, ed ha aperto la strada - appunto - ad una nuova battaglia legale.
“Si vuole intimidire altre università per evitare che seguano Harvard”
Per Mario Del Pero, professore di Storia degli Stati Uniti, colpire questo istituto è un atto intimidatorio che, indipendentemente dall’opposizione legale annunciata venerdì, potrà avere conseguenze.
“Le conseguenze immediate - spiega- saranno un ricorso di Harvard, probabilmente un intervento di una Corte che sospende il provvedimento dell’amministrazione ma al contempo una situazione di grande precarietà e difficoltà per gli studenti stranieri. È possibile che di quelli ammessi a entrare ad Harvard l’anno prossimo, alcuni rinunceranno, altri decideranno di trasferirsi in altri atenei per non perdere il proprio visto di fronte alla minaccia di poterlo perdere. È chiaro che è un colpo pesante dell’istituzione che si è frapposta di più, che si è opposta maggiormente a politiche intrusive dell’amministrazione nella governance delle università. Sono quasi dei tentativi di commissariamento governativo dell’università. Si vuole piegare Harvard, è un gesto anche intimidatorio funzionale a mettere in riga altre università che volessero seguire l’esempio di Harvard”.
Secondo l’esperto le ragioni di questo attacco all’insegnamento superiore da parte di Trump possono avere diverse matrici. Vi sono ragioni pratiche: “questa amministrazione vuole intervenire sulle politiche universitarie, addirittura intervenire sui curricula universitari, sulle politiche di reclutamento. Vuole sottrarre autonomia e indipendenza all’università”. Nel farlo si cavalca l’anti intellettualismo, uno dei fondamenti del movimento MAGA. Secondo poi, spiega ancora al Telegiornale della RSI il professore, “si colpiscono poi gli studenti internazionali e nel farlo si parla il linguaggio di un nativismo nazionalista, per certi aspetti anche razzista. Dobbiamo mettere insieme tutte queste dimensioni per spiegare l’assalto a Harvard, che, ripeto, ha una funzione primariamente intimidatoria. Serve a mettere in riga un mondo universitario che inizialmente ha capitolato alle pressioni dell’amministrazione e poi, guidato proprio da Harvard, ha risollevato la testa”.