Ridurre il debito pubblico e aumentare la produzione, così come le spese per la difesa. Va in queste direzioni il piano presentato da François Bayrou ieri, martedì, con l’obiettivo di risanare le finanze francesi.
“Siamo in un momento critico della nostra storia”, ha dichiarato il premier, con riferimento alla gravità delle cifre: la più eloquente è quella del debito pubblico, che equivale ormai a quasi il 114% del PIL. Si tratta del terzo debito per rilevanza nell’Eurozona, dopo quelli di Grecia e Italia. “Siamo diventati dipendenti dalla spesa pubblica”, ha ammonito Bayrou, sottolineando che “ogni secondo il debito del Paese aumenta di 5’000 euro” e deplorando il fatto che i francesi ritengano “da decenni normale che lo Stato paghi tutto”.
Quindi, i provvedimenti: dal taglio di 3’000 impieghi nel settore pubblico, fino all’abolizione di “agenzie improduttive che disperdono l’azione dello Stato”. Inoltre, per il 2026, le rendite di molti pensionati non aumenteranno e “l’insieme delle prestazioni sociali verrà mantenuto” al livello del 2025. Per il prossimo anno gli interventi sulle spese dello Stato, delle collettività locali e della socialità dovrebbero così permettere economie per 21 miliardi di euro.
RG 07.00 del 16.07.2025 - La corrispondenza di Annalisa Cappellini
RSI Info 16.07.2025, 07:47
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Le spese militari, alla luce delle tensioni geopolitiche, sono invece destinate ad aumentare nella misura di 6,7 miliardi di euro. Per rianimare la produzione, Bayrou propone quindi di abolire 2 delle 11 festività ufficiali: il lunedì di Pasqua e la ricorrenza dell’8 maggio, che celebra la fine della Seconda guerra mondiale.
Privo di una maggioranza all’Assemblea nazionale, il primo ministro ha tuttavia riconosciuto di trovarsi alla mercé delle opposizioni. E immediate sono state le contestazioni da parte di più schieramenti. “Se Bayrou non rivedrà il suo progetto, lo censureremo”, ha ammonito Marine Le Pen, leader del Rassemblement National (RN). “Bayrou sta dichiarando una guerra sociale”, ha invece sostenuto Mathilde Panot, che capeggia i deputati di La France Insoumise (LFI), schieramento della sinistra radicale.
La cura da cavallo presentata dal premier non avrà quindi vita facile in sede parlamentare. E se l’estrema destra e la sinistra radicale uniranno i loro voti, il Governo di Bayrou potrebbe anche cadere: la stessa sorte toccata all’esecutivo del predecessore Michel Barnier, caduto proprio, lo scorso dicembre, sull’onda delle polemiche per le questioni di bilancio.