Nell’era di Google Maps in cui basta un click per ritrovare in rete qualsiasi luogo della Terra, il mappamondo non è ancora un oggetto superato. C’è chi ancora li fabbrica, a mano, per presidenti, re, CEO e privati più o meno benestanti, per i quali i globi non hanno una funzione pratica, ma rappresentano un lusso: oggetti da osservare, studiare e contemplare con calma.
Succede a Londra, nella periferia nord, dove Peter Bellerby ha fondato un laboratorio in cui, insieme a un gruppo di giovani artisti, realizza mappamondi interamente a mano. È il solo al mondo a cimentarsi in questa complicata impresa: la procedura è lentissima, servono settimane o mesi di lavoro, e grande abilità per incollare e poi colorare le carte che vanno a ricoprire il globo.
Ogni anno ne vengono prodotti tra i 400 e i 500. “Ovviamente a volte ne facciamo anche di più. I più grandi si chiamano Churchill, ne costruiamo circa 5 o 6. Sono davvero enormi”. Ma se il più grande raggiunge quasi due metri di diametro, è sui globi di media e piccola dimensione che la sfida si fa più difficile. E per averne uno, bisogna mettersi in lista d’attesa.
La clientela è internazionale. “Vendiamo a individui privati, presidenti, re, CEO e compagnie” spiega Bellerby. Ma, precisa, “la maggior parte dei nostri clienti sono individui privati che vogliono avere qualcosa in casa propria a cui possono fare riferimento, che possono guardare e ammirare ogni giorno”. I prezzi variano, da un migliaio di sterline (e di franchi) fino a diverse decine di migliaia.
Oggi, accanto ai mappamondi classici, si possono ordinare anche globi lunari e marziani. Ogni pezzo è personalizzabile. E anche dalla Svizzera arrivano richieste curiose. “I nostri clienti vogliono avere un’illustrazione di sé stessi che vanno in bici, sciano, vanno in montagna, quindi diciamo loro che possiamo, ad esempio, cancellare alcune parti delle cartografie della Germania del Sud o della Francia o dell’Italia per mettere meglio in evidenza quello che vogliono i clienti svizzeri. Quindi sì, abbiamo sempre avuto una connessione molto forte con la Svizzera“.
Dopo tanto lavoro, separarsi da un mappamondo non è mai facile. L’addio, racconta Bellerby, avviene sempre dopo averlo fatto ruotare un’ultima volta.