Approfondimento

Il programma nucleare iraniano sotto i riflettori

“L’Iran ha sempre usato il programma nucleare civile come merce di scambio” - L’analisi degli esperti dopo gli attacchi

  • Ieri, 22:26
02:37

L'esperto sul potenziale atomico iraniano

Telegiornale 13.06.2025, 20:00

  • Keystone
Di: SEIDISERA/TG/Tieffe 

L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha denunciato un nuovo superamento dei limiti di arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran, giudicando il programma nucleare di Teheran sempre più vicino a un possibile uso militare. A Vienna, Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania hanno approvato una risoluzione di condanna, osteggiata da Cina e Russia, mentre il governo iraniano ha respinto le accuse definendole “politicamente motivate”.

Nel frattempo, Teheran ha annunciato la costruzione di un nuovo impianto nucleare. Poche ore dopo, Israele ha lanciato una serie di bombardamenti contro obiettivi iraniani, anticipando il round negoziale previsto per domenica in Oman.

Per analizzare la situazione, la RSI ha raccolto due voci: Riccardo Alcaro, esperto di programma nucleare iraniano presso l’Istituto Affari Internazionali di Roma, intervistato dal Telegiornale, ed Ezio Puppin, ingegnere nucleare e docente al Politecnico di Milano, ospite di SEIDISERA. Due prospettive complementari, una geopolitica, l’altra tecnico-scientifica, per comprendere meglio le implicazioni di un’escalation che preoccupa la comunità internazionale.

“Non sono centrali, ma impianti industriali”

Il professor Puppin ha chiarito subito un punto fondamentale: “Quelli che sono stati bombardati sono degli impianti dove viene arricchito l’uranio […] ma non sono le centrali nucleari che servono per produrre l’energia”. Secondo l’esperto, il rischio di fughe radioattive è quindi contenuto, a meno che non vengano colpite centrali vere e proprie, “perché se si comincia a bombardare quelle allora è un vero disastro e si rischia di creare situazioni come quelle che abbiamo visto a Fukushima, a Chernobyl”.

Cos’è l’uranio arricchito e come funziona

Puppin ha poi spiegato che “l’uranio è un metallo come il ferro, come tanti altri, che si trova in natura ed è in realtà una miscela di due tipi diversi di uranio. Uno che è quello prevalente, il 99%, non è utile ai fini delle centrali o delle bombe nucleari. L’1% rimanente è utile ed è il famoso uranio 235”.

La percentuale dell’1% che c’è nell’uranio che si trova in natura deve essere aumentata e quindi deve essere arricchita di questa parte utile e deve essere portata al 5% la frazione di uranio fissile, come lo si chiama”. Finché ci si ferma a questo livello, ha spiegato, non ci sono particolari problemi. Ma “il problema è che quando si comincia ad arricchire oltre il 5% è legittimo chiedersi: ma cosa te ne fai di uranio arricchito al 60, 70, 80, 90%?” La risposta è una sola: con quel tipo di uranio si fanno le bombe atomiche.

Un programma civile poco credibile?

Secondo Puppin, “l’Iran non ha un vero programma nucleare per la produzione dell’energia, anche perché è il Paese con le maggiori riserve petrolifere al mondo”. Una valutazione parzialmente condivisa anche da Riccardo Alcaro, che ha sottolineato che “l’Iran non ha armi atomiche, non ha un programma atomico militare”. Quello che esiste, ha spiegato, è “un vasto programma nucleare civile che desta legittime preoccupazioni, perché un programma nucleare civile può essere dirottato a usi militari”.

Alcaro ha inoltre ricordato che l’espansione del programma nucleare iraniano è avvenuta dopo il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo del 2015, “tra l’altro su pressione da parte del governo di Netanyahu”. L’intesa, ha spiegato, “aveva posto il programma nucleare civile iraniano sotto dei limiti molto severi”.

Quanto manca alla bomba?

“Dal punto di vista di preparare l’esplosivo che serve a fare la bomba non sono lontanissimi”, ha spiegato Puppin. Sebbene la costruzione effettiva di una bomba richieda ulteriori passaggi tecnologici, l’esperto ritiene che Teheran possa disporre delle conoscenze necessarie per completare il processo.

Tuttavia, secondo Alcaro, “la valutazione dell’intelligence americana e di tutte le altre intelligence di cui io sia a conoscenza, è che la leadership iraniana non abbia mai preso la decisione di costruirsi un arsenale, e che abbia sempre usato il programma nucleare civile come merce di scambio”. Anche le attività più controverse, ha aggiunto, “erano pensate per metterle sul tavolo delle trattative”.

Le conseguenze geopolitiche dei raid israeliani

L’attacco israeliano, secondo Alcaro, rischia di compromettere ogni possibilità di negoziato: “Questo attacco israeliano probabilmente ucciderà” i tentativi di riavviare il dialogo. E ora, ha concluso, “quello che noi oggi possiamo ritenere plausibile è che, oltre alla risposta militare, l’altra dimensione della risposta è rilanciare il suo programma nucleare, chiudere del tutto la porta agli ispettori ONU, portare il programma nucleare interamente nell’ombra”.

Una strategia che potrebbe portare l’Iran a dotarsi effettivamente dell’arma atomica, ma solo come deterrente: “Non come un’arma da utilizzare in un attacco, perché quello sarebbe un ulteriore passo che l’Iran farebbe soltanto se si trovasse veramente in un pericolo di cessazione di esistere, che è un’ipotesi lontanissima”.

19:12

La crisi Israele-Iran

SEIDISERA 13.06.2025, 18:00

  • Keystone
rsi_social_trademark_WA 1.png

Entra nel canale WhatsApp RSI Info

Iscriviti per non perdere le notizie e i nostri contributi più rilevanti

Correlati

Ti potrebbe interessare