L’operazione di Israele contro l’Iran è stata scatenata proprio mentre l’inviato del presidente americano Donald Trump si apprestava a raggiungere domenica l’Oman per una nuova tornata di colloqui diretti sul nucleare della repubblica islamica. Per una prima analisi Gabriele Bohrer del Radiogiornale ha intervistato Riccardo Redaelli, docente di geopolitica e cultura e civiltà del Medio Oriente all’Università cattolica di Milano.

Riccardo Redaelli, docente di geopolitica e cultura e civiltà del Medio Oriente all’Università cattolica di Milano
Quest’attacco può essere stato coordinato con gli Stati Uniti?
“Coordinato forse no, ma sicuramente gli Stati Uniti erano informati e non hanno esercitato pressione per fermarlo. L’amministrazione americana è molto ondivaga. Quello che sappiamo, da quello che facevano trapelare gli iraniani prima dell’attacco, è che vi era la volontà di raggiungere un accordo, ma che l’amministrazione americana continuava a cambiare idea. Trump era di sicuro informato dell’attacco: lo si era capito. Ma non ha fermato la straordinaria volontà di Benjamin Netanyahu di colpire ed allargare la guerra ad ogni costo”.
Penso che (come risposta, ndr) possiamo attenderci di tutto. Ma la vera questione è la seguente: l’Iran reggerà da solo contro Israele?
Riccardo Redaelli, docente di geopolitica
Quale tipo di reazione possiamo attenderci dall’Iran?
“Penso che possiamo attenderci di tutto. Ma la vera questione è la seguente: l’Iran reggerà da solo contro Israele? Sappiamo che può fare pochissimo: l’Iran è molto più debole di Israele e questo è stato dimostrato più volte in passato. Quindi ci aspettiamo lanci e possibili attacchi terroristici. L’Iran però potrebbe anche reagire allargando il conflitto e così potrebbe fare veramente male. Per esempio attaccando le basi americane nel Golfo o minacciando lo Stretto di Hormuz, che sappiamo essere una vena giugulare per l’energia mondiale. Ecco, questa è la partita. In questo momento, visto anche gli omicidi eccellenti dei vertici iraniani (Hossein Salami e Mohammad Bagheri, .ndr) causati dall’attacco di Israele, la reazione più istintiva sarebbe quella di allargare il conflitto. Ma penso che l’Iran non possa permetterselo, perché finora si è mostrato molto debole militarmente”.