Il bell’addormentato in Etiopia. È così che si potrebbe chiamare Hayli Gubbi, vulcano situato nella regione di Afar che si è risvegliato dopo circa 12’000 anni dall’ultima eruzione ipotizzata dai geologi.
Un risveglio che è avvenuto con un boato e poi dense colonne di fumo che si sono alzate in cielo fino a quindici chilometri di altezza. Fumo che ha raggiunto persino l’India: martedì la città di Mumbai si è infatti svegliata con le particelle di cenere del vulcano etiope, costringendo l’aeroporto internazionale a cancellare o dirottare altrove diversi voli internazionali e nazionali. L’aviazione civile del Paese ha chiesto alle compagnie aeree di evitare rigorosamente le zone colpite. Un evento che riporta alla mente l’ultimo episodio del genere: l’attività del vulcano islandese Eyjafjallajökull che nella primavera di quindici anni fa costrinse l’Europa a chiudere buona parte dei suoi spazi aerei per giorni e decine di migliaia di voli furono cancellati.
Oltre ai problemi di viabilità aerea, in Etiopia ci sono quelli legati alla popolazione locale che vive prevalentemente di allevamento e agricoltura. Le autorità regionali hanno dichiarato che numerosi villaggi sono stati ricoperti di cenere. Il bestiame ha difficoltà a nutrirsi.
E anche la questione geologica preoccupa e divide gli esperti: chi dice che un vulcano può riposare anche 10’000 anni e chi, come l’Università di Bristol, è scettico. Secondo i ricercatori britannici è probabile che recentemente vi siano stati anche episodi lavici.
L’Hayli Gubbi è situato all’interno della Rift Valley, l’antichissima unione di due placche tettoniche che da tempo è sotto osservazione per i suoi smottamenti, che sia in Etiopia sia in Kenya hanno provocato fenomeni di assestamento e profonde spaccature nel terreno.








