Approfondimento

L’amministrazione Trump continua a bombardare le navi di presunti trafficanti

Prosegue la guerra al narcotraffico nonostante le contestazioni da più parti riguardo la legittimità (e legalità) di queste offensive

  • Ieri, 05:52
  • Ieri, 15:06
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  • Archivio Keystone
Di: Federico Talarico 

Le forze militari statunitensi hanno attaccato via aria due barche nell’Oceano Pacifico orientale al largo del Sudamerica questa settimana, uccidendo cinque persone sospettate di traffico di droga. Lo ha comunicato il segretario della difesa Pete Hegseth con un post corredato dal video di una delle due offensive sulla piattaforma X.

Questi ultimi attacchi, avvenuti uno martedì e l’altro mercoledì, non sono i primi in termini di modalità: da settembre, infatti, è in corso quella che la CNN definisce “una campagna militare statunitense” contro il narcotraffico, essendo questi l’ottavo e il nono attacco. Sono tuttavia i primi nell’Oceano Pacifico. Si può parlare di un’espansione, dato che le sette offensive precedenti sono state compiute nel Mar dei Caraibi. Il bilancio totale dei decessi sale a 37.

Come riporta il Washington Post, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ribadito durante una conferenza stampa alla Casa Bianca di agire per garantire la sicurezza nazionale, proteggendo i cittadini da droghe illecite pericolose.

La legittimità

Nell’ultimo paragrafo del suo post, Hegseth ha comunicato l’intenzione di proseguire con questi attacchi, riaffermando che le vittime non sono semplici trafficanti di droga, bensì narco-terroristi. Ha di seguito paragonato le loro organizzazioni ad Al Qaeda, uno degli avversari durante la guerra al terrorismo perpetrata dall’amministrazione Bush a seguito degli attacchi dell’11 settembre 2001.

Quest’ennesimo attacco ha suscitato contestazioni in merito all’illegalità di tale uso della forza da parte di ex funzionari del governo ed esperti di diritto bellico, spiega il Washington Post. Secondo i contestatori, le persone uccise dall’esercito nelle ultime settimane sono presunti criminali, non combattenti impegnati in un conflitto armato con gli Stati Uniti.

Di fronte a questi dubbi, l’amministrazione Trump ha portato avanti la sua linea secondo cui gli USA sono in conflitto armato con i cartelli della droga latinoamericani che starebbero avvelenando i cittadini statunitensi. In questo senso, l’allusione alla guerra al terrorismo del segretario della difesa pare calzante, visto che il presidente sembra appoggiarsi alle stesse basi legali utilizzate dall’amministrazione Bush.

Cosa rende dei narcotrafficanti terroristi?

Dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, il 20 gennaio 2025 il presidente Donald Trump firmò una copiosa serie di ordini esecutivi, tra cui il 14157. Ciò implicò che il 20 febbraio otto entità legate al traffico di droga vennero inserite nella lista delle organizzazioni terroriste straniere e dei terroristi globali appositamente designati: il Cartello di Sinaloa, il Cártel de Jalisco Nueva Generación, il Cártel del Noreste (prima Los Zetas), il Cartello del Golfo, La Nueva Familia Michoacana, i Carteles Unidos, la Mara Salvatrucha e il Tren de Aragua.

Trump provò già durante il suo primo mandato a classificare i cartelli messicani della droga come “terroristi”, per poi rinunciare su richiesta dell’allora presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador.

È in corso un dibattito anche al Congresso degli Stati Uniti dove si accusa il presidente di agire al di là del suo potere, dato che gli attacchi non sono stati preceduti da investigazioni legali o da una dichiarazione di guerra da parte del legislativo stesso, che nonostante il freno della maggioranza repubblicana al Senato, lamenta la mancanza di prove per giustificare gli attacchi.

Secondo delle fonti riportate da CNN, il Dipartimento di Giustizia statunitense ha prodotto un “parere legale riservato” che consente Trump ad autorizzare l’uso della forza letale contro un grande numero di organizzazioni criminali e cartelli della droga in quanto minaccia imminente per i cittadini. L’elenco riporterebbe molte più entità rispetto a quelle designate dal suo ordine esecutivo 14157. Secondo degli esperti di legge, Trump può così classificare i narcotrafficanti come nemici e farli giustiziare sommariamente senza revisione legale, mentre prima erano considerati criminali con diritto al giusto processo. Invece di venir attaccati, venivano intercettati dalla guardia costiera e arrestati.

“Il Dipartimento di Giustizia ha interpretato il presidente come dotato di poteri così straordinari che solo lui può decidere di intraprendere una guerra molto più ampia di quella autorizzata dal Congresso dopo gli attacchi dell’11 settembre”, ha affermato Sarah Harrison, ex consulente del Dipartimento della Difesa. “Secondo questa logica, se un qualsiasi gruppo piccolo, medio o grande traffica droga negli Stati Uniti, l’amministrazione potrebbe sostenere che si tratta di un attacco e rispondere con forza letale”. Il Dipartimento di Giustizia non ha risposto alla richiesta di commento al “parere legale riservato”.

CNN ha raccolto anche voci di alcuni avvocati militari del Pentagono. In generale, traspaiono dubbi riguardo alla legittimità e alla legalità degli attacchi. Nonostante le preoccupazioni, gli intervistati non potrebbero ignorare il documento del Dipartimento di Giustizia e sembrerebbe esserci un clima che scoraggia il dissenso a favore della compiacenza nei confronti del segretario della Difesa Hegseth.

Le ragioni a monte

I sette attacchi precedenti a quelli di questa settimana nel Pacifico orientale, sono stati possibili grazie alla mobilitazione di decine di navi da guerra e aerei, assieme a migliaia di truppe. In aggiunta a ciò, il presidente statunitense ha firmato un documento di autorizzazione per le operazioni segrete della CIA in Venezuela.

Trump ha comunicato i due motivi di questo schieramento di forze. Il primo è la guerra alla droga che dal Venezuela arriva negli Stati Uniti. In questo senso, accusa il presidente venezuelano Nicolás Maduro di essere a capo di un cartello della droga o comunque di collaborare con la gang transnazionale Tren de Aragua, oltre ad essere stato eletto illegalmente. Il secondo è una risposta all’abuso da parte di Maduro delle politiche di frontiera aperta dell’amministrazione Biden, riporta il Washington Post. Maduro ne avrebbe approfittato svuotando le sue prigioni, istituti psichiatrici e manicomi facendo migrare i residenti negli Stati Uniti.

Secondo la CNN, l’amministrazione Trump ha silenziosamente gettato le basi per un’azione militare in terra venezuelana per mesi, collegando Maduro a trafficanti di droga e cartelli che nel frattempo sono stati designati come gruppi terroristici. Ma ad oggi, non ci sono prove che Trump voglia colpire direttamente il leader venezuelano. CNN, New York Times e altre testate considerano invece queste prese di posizione come un tentativo di far pressione su Maduro con le dimissioni o l’esilio come fine.

08:25

Narcotraffico: gli attacchi statunitensi in sudamerica

SEIDISERA 23.10.2025, 18:00

  • Keystone
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