Mercoledì l’esercito nepalese ha ripreso il controllo delle strade deserte della capitale Kathmandu, dopo due giorni di rivolte antigovernative. Queste ultime, le più violente degli ultimi vent’anni, hanno costretto il primo ministro KP Sharma Oli alle dimissioni. I disordini sono iniziati lunedì, quando la polizia ha represso brutalmente le manifestazioni che denunciavano il blocco dei social network e la corruzione delle élite.
Il ministero della Salute del Nepal ha dichiarato che il bilancio delle vittime delle proteste anticorruzione di questa settimana nel Paese è salito a 25. Ha inoltre affermato che 633 persone sono rimaste ferite.
Nonostante il ripristino di Facebook, X e YouTube, la promessa di un’indagine sulle violenze della polizia e le dimissioni di Oli, la rabbia dei giovani che hanno guidato la protesta non è diminuita. Per tutta la giornata di martedì, gruppi di giovani manifestanti riuniti sotto lo striscione “Generazione Z” hanno sfidato il coprifuoco per saccheggiare edifici pubblici, residenze di leader e altri simboli del potere. Il Parlamento è stato incendiato, così come la casa del primo ministro dimissionario.
Mercoledì, l’esercito e la polizia hanno iniziato a ripulire le strade di Kathmandu dai relitti dei veicoli e dai blocchi stradali eretti il giorno prima, mentre il fumo continuava a salire dagli edifici e dai negozi saccheggiati dai manifestanti. Importanti contingenti militari, scortati da carri armati e veicoli blindati, hanno preso posizione in diversi quartieri di Kathmandu, dove è stata autorizzata solo la circolazione dei veicoli di emergenza, come hanno constatato i giornalisti dell’AFP.
Sotto un rigoroso coprifuoco fino a nuovo ordine la capitale era paralizzata, con aziende, scuole e negozi chiusi, e i pochi abitanti che si avventuravano per le strade invitati dai militari a tornare immediatamente alle loro case. Chiuso al traffico da martedì, l’aeroporto di Kathmandu ha riaperto le sue piste ai voli nazionali e internazionali verso mezzogiorno ora svizzera, secondo quanto riferito da un portavoce.
Mercoledì in giornata lo Stato Maggiore ha nuovamente avvertito che avrebbe represso senza esitazione “manifestazioni, atti di vandalismo, saccheggi o incendi e attacchi contro persone e beni”. L’esercito ha annunciato di aver arrestato 27 persone nella capitale e sequestrato 23 armi da fuoco.

Non si fermano le proteste in Nepal
Telegiornale 09.09.2025, 20:00