Reportage

L’ultima cena di Pier Paolo Pasolini

Nel 50esimo dalla morte dell’intellettuale italiano, siamo tornati al Biondo Tevere, la trattoria dove si fermò poche ore prima di essere assassinato, nel 1975

  • Oggi, 11:02
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L’ultima cena di PPP

Laser 31.10.2025, 09:00

  • Archivio Keystone
  • Francesca Torrani
Di: Francesca Torrani, corrispondente RSI a Roma

Un tavolino di legno apparecchiato. Due posti, uno in fronte all’altro. Quella sera del 1 novembre 1975, verso le 23, uno solo mangiò: Giuseppe Pelosi, 17 anni. Qualche ora più tardi fu arrestato con l’accusa di aver ucciso Pier Paolo Pasolini, che fu ritrovato il giorno dopo all’Idroscalo di Ostia con la testa fracassata.

Nel 50esimo dalla morte dell’intellettuale, scrittore, poeta, regista, bolognese di nascita e romano d’adozione, la RSI è tornata al Biondo Tevere, la trattoria che Pasolini frequentava e dove passò anche quell’ultima sera. Nel ristorante c’è ancora il tavolo a cui Pasolini sedette, e dove consumò solo una birra, aspettando che Pelosi terminasse il suo pasto.

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La scheda professionale dello scrittore italiano Pier Paolo Pasolini, esposta durante una mostra dei reperti raccolti sulla scena del delitto dello scrittore italiano Pier Paolo Pasolini, avvenuto il 2 novembre 1975

L’oste di adesso, Roberto Panzironi, nel 1975 aveva 18 anni e già lavorava ai tavoli. A servire però c’era suo padre, in cucina sua madre. Racconta cosa avvenne, cosa mangiò Pelosi, e ricorda di quando - in quegli anni - al Biondo Tevere ci andavano, oltre a Pasolini, Alberto Moravia, Elsa Morante, Dario Bellezza. Pezzi di storia lungo la via Ostiense.

Il reportage radiofonico in cima all’articolo.

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Il tavolo sul quale mangiò l'uomo condannato per l'omicidio di Pasolini

  • Francesca Torrani - RSI

Un intellettuale che continua a segnare la cultura italiana

Pier Paolo Pasolini (1922-1975) è stato un poeta, regista, scrittore e intellettuale italiano, noto per la sua visione critica della società. Nato a Bologna, ha vissuto un’infanzia segnata da spostamenti a causa del lavoro del padre, un militare. Studiò letteratura all’Università di Bologna, sviluppando un forte interesse per la poesia e il marxismo. Durante la Seconda Guerra Mondiale, visse in Friuli, dove approfondì il dialetto friulano, influenzando le sue prime opere poetiche. Negli anni ‘50 si trasferì a Roma, dove entrò in contatto con il sottoproletariato urbano, ispirazione per romanzi come Ragazzi di vita e Una vita violenta. Come regista, realizzò film controversi e poetici, tra cui Accattone (1961), Il Vangelo secondo Matteo (1964) e Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975), esplorando temi come la marginalità, la religione e la critica al consumismo. La sua vita e la sua opera continuano a influenzare profondamente la cultura italiana.

Un omicidio avvolto nel mistero

La sua morte avvenne il 2 novembre 1975, quando fu brutalmente assassinato all’Idroscalo di Ostia, vicino Roma. Il delitto, attribuito ufficialmente a Giuseppe Pelosi (detto “Pino la Rana”), un giovane che Pasolini aveva incontrato quella notte, rimane avvolto da misteri e teorie di complotto, legate al suo ruolo di intellettuale scomodo. L’unica condanna definitiva per l’omicidio di Pier Paolo Pasolini risale al 26 aprile 1979, emessa dalla Corte di Cassazione, che confermò la sentenza d’appello del dicembre 1976. Il colpevole riconosciuto è appunto Pelosi, condannato a 9 anni, 7 mesi e 10 giorni di reclusione per omicidio volontario, come unico esecutore materiale. In primo grado (aprile 1976) era stato ipotizzato un “concorso con ignoti”, ma in appello questa parte fu stralciata. Nonostante ritrattazioni successive di Pelosi (nel 2005 e 2011, che indicavano complici) e riaperture investigative (come nel 2009), non emersero prove sufficienti per nuove condanne, e il caso rimase chiuso con lui come unico responsabile definitivo.

Le immagine d'epoca di Pier Paolo Pasolini

Archivio Keystone

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