Mondo

Le piazze di Israele raccontano i due volti della guerra

Il dramma degli ostaggi, da un lato, quello di Gaza, dall’altro, a Tel Aviv tra la gente si respira la profonda spaccatura esistente oggi nell’opinione pubblica dello Stato ebraico

  • 7 giugno, 21:52
  • 1 luglio, 12:16
02:29

Il collegamento da Tel Aviv

Telegiornale 07.06.2025, 20:00

  • RSI
Di: Telegiornale/Giovara/Tieffe/ludoC 

Ogni sabato, dal 7 ottobre 2023, un gruppo di persone si riunisce nella cosiddetta Hostage Square, la piazza degli ostaggi, di Tel Aviv. Si tratta dei familiari e degli amici degli ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas. Un appuntamento che si ripete da 610 giorni, come racconta Laura Giovara, inviata della RSI, presente sul posto.

Dei 255 rapiti durante l’attacco del 7 ottobre, 55 si troverebbero ancora nelle mani di Hamas. Secondo le stime, solo una ventina sarebbero ancora in vita. Proprio sabato, l’esercito israeliano ha recuperato nel sud della Striscia di Gaza il corpo di un cittadino thailandese.

Le famiglie continuano a richiedere il rilascio dei propri cari, anche se la possibilità di rivederli si fa sempre più incerta. Anche i negoziati per un possibile accordo tra Israele e Hamas, che sembravano vicini alla conclusione fino a pochi giorni fa, sono nuovamente in stallo.

Mentre Israele bombarda Gaza e gli aiuti non entrano nella Striscia, c’è anche un leggero cambiamento nell’opinione pubblica israeliana. Venerdì sera, migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere la fine della guerra. Nelle ultime settimane, anche alcune voci autorevoli si sono espresse criticamente nei confronti del primo ministro Netanyahu.*

Anche al Carmel Market, il piu antico mercato di Tel Aviv, la guerra si fa sentire, nonostante la quotidianità cerchi di andare avanti. Tra i passanti, le opinioni restano profondamente divise. “Dobbiamo continuare la guerra, distruggere Hamas totalmente e cacciarli via tutti”, afferma un uomo. Poco distante, una donna esprime un punto di vista diverso: “È molto difficile vedere che a Gaza vengono uccisi bambini, famiglie. Anche per noi è difficile”.

Sondaggio controverso

*Abbiamo commesso un errore in una precedente versione di questo articolo, scrivendo che l’82% degli israeliani era favorevole all’espulsione dei palestinesi dalla Striscia. Stando al sondaggio, tuttavia a essere d’accordo era una maggioranza di israeliani ma di religione ebraica. Questo sondaggio è però stato criticato, stando a quanto riportato da Haaretz, poiché presenterebbe problematiche di campionamento che spiegano in gran parte i livelli di sostegno gonfiati. Un problema, hanno spiegato Lior Sheffer, Alon Yakter e Yael Shomer, docenti della Facoltà di scienze politiche dell’Università di Tel Aviv, risiede nella sovra rappresentazione di alcuni gruppi demografici di destra, come i giovani e gli elettori del Likud, al di là della loro effettiva proporzione nella popolazione generale. È pure stato avanzato che alcuni intervistati avessero fornito risposte inverosimili o incongrue con la loro appartenenza politica ed è stato criticato anche il mondo in cui sono state formulate le domande.

Più o meno nello stesso periodo durante il quale è stato condotto questo sondaggio, riferisce ancora Haaretz, l’Università di Tel Aviv ha condotto un sondaggio completo e sul larga scala nel quale è stato chiesto ai partecipanti se avrebbero sostenuto una soluzione per Gaza che includesse il trasferimento della sua popolazione in un altro Paese o in altri Paesi. Tra gli intervistati ebrei, il consenso si è attestato al 53%, mentre tra l’intera popolazione israeliana, inclusi i cittadini arabi, è stato del 45%.

Quindi, sebbene il sostegno al trasferimento della popolazione della Striscia sia alto, sembra lontano da ottenere un consenso così massiccio, come indicato dal primo sondaggio.

Alla luce di queste considerazioni, abbiamo deciso di togliere il riferimento alla percentuale dell’82 nel testo del reportage, aggiungendo però questo specchietto informativo per contestualizzare la nostra decisione.

Redazione RSI Info

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