Sono finora 145 (su 193) gli Stati membri delle Nazioni Unite che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina, come hanno appena fatto, martedì scorso, Spagna, Irlanda e Norvegia, sullo sfondo degli orrori della guerra in corso in Medio Oriente. E poco prima degli ultimi tre si erano aggiunti alla lista anche altri 4 Paesi (Giamaica, Trinidad e Tobago, Barbados e Bahamas) .
Aumentano gli Stati europei che risconoscono lo Stato di Palestina
SEIDISERA 28.05.2024, 18:15
Non hanno invece ancora riconosciuto la Palestina la maggior parte dei Paesi dell’Europa occidentale e del Nord America, l’Australia, il Giappone e la Corea del Sud. E a metà aprile, proprio gli Stati Uniti (alleati storici di Israele) hanno usato il loro potere di veto nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per bloccare una risoluzione che mirava a far diventare la Palestina uno Stato membro a pieno titolo dell’organizzazione internazionale.
Lo Stato di Palestina, lo ricordiamo, era stato proclamato dalla leadership palestinese in esilio più di 35 anni fa.
1988, primi riconoscimenti
Il 15 novembre 1988, pochi mesi dopo l’inizio della prima Intifada - la rivolta palestinese contro l’occupazione israeliana - il leader dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), Yasser Arafat, proclamò “l’istituzione dello Stato di Palestina”, con Gerusalemme come capitale, davanti al Consiglio Nazionale Palestinese (PNC), che funge da Parlamento in esilio, ad Algeri. Pochi minuti dopo, l’Algeria riconobbe ufficialmente il nuovo Stato.
Una settimana dopo, 40 Paesi, tra cui Cina, India, Turchia e la maggior parte dei Paesi arabi, fecero lo stesso passo. Quasi tutti i Paesi del continente africano e del blocco sovietico seguirono l’esempio.
Soprattutto nel 2010 e nel 2011, la maggior parte dei Paesi dell’America centrale e latina ha riconosciuto la Palestina, segnando la propria distanza sulla scena internazionale dagli Stati Uniti, grande alleato di Israele.
2012, un piede nell’ONU
Sotto la presidenza di Mahmoud Abbas, successore di Arafat (morto nel 2004), l’Autorità palestinese istituita dagli accordi di Oslo (1993) sull’autonomia palestinese, lanciò un’offensiva diplomatica a livello di istituzioni internazionali.
Con un voto storico nel novembre 2012, allo Stato di Palestina è stato concesso lo status di osservatore alle Nazioni Unite. Sebbene questo non gli conferisca lo status di membro a pieno titolo con diritto di voto, gli dà accesso alle agenzie delle Nazioni Unite e ai trattati internazionali.
Grazie a questo status, nel 2015 i palestinesi entrarono a far parte della Corte penale internazionale (Cpi), che permette di indagare sulle operazioni militari israeliane nei Territori palestinesi occupati. Gli Stati Uniti e Israele denunciarono questa decisione.
L’Unesco (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura) aveva aperto la strada, ammettendo lo Stato di Palestina come membro a pieno titolo nell’ottobre 2011. Israele e gli Stati Uniti lasceranno l’organizzazione nel 2018, mentre questi ultimi vi faranno ritorno nel 2023.
2014: la Svezia pioniere nell’UE
Nel 2014, la Svezia è diventata il primo Paese dell’UE a riconoscere lo Stato di Palestina, mentre Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Bulgaria, Romania e Cipro lo avevano fatto prima di entrare nell’Unione europea. La decisione di Stoccolma, presa in un momento in cui gli sforzi per risolvere il conflitto israelo-palestinese avevano raggiunto un’impasse totale, ha portato ad anni di relazioni burrascose con Israele.
2024, nuovo slancio europeo
Con una mossa congiunta, la Spagna e l’Irlanda, entrambi membri dell’UE, così come la Norvegia, hanno seguito formalmente l’esempio della Svezia martedì, nonostante il fatto che il riconoscimento formale dello Stato palestinese sia stato a lungo considerato dai Paesi occidentali come il risultato di un processo di pace con Israele.
Il 22 marzo, i capi di governo maltese e sloveno si sono uniti al primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e al loro omologo irlandese in una dichiarazione congiunta in cui hanno affermato di essere “pronti a riconoscere la Palestina” se “le circostanze sono giuste”. Il 9 maggio, il governo sloveno ha avviato questo processo di riconoscimento, sul quale il Parlamento dovrà votare entro il 13 giugno.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto un passo avanti a febbraio, affermando che “il riconoscimento di uno Stato palestinese non è un tabù per la Francia”. Ma Parigi ribadisce che questa decisione unilaterale deve essere presa al “momento giusto” ed essere “utile come parte di una strategia globale per una soluzione politica”.
Anche l’Australia ha sollevato la possibilità di un tale riconoscimento in aprile. La Svizzera, da parte sua, ha dichiarato il 22 maggio che a suo avviso “non esistono attualmente le condizioni” per il riconoscimento di uno Stato palestinese.
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