Il 6 luglio il Dalai Lama compie 90 anni. Figura spirituale tra le più significative del nostro tempo, simbolo della non-violenza e premio Nobel per la Pace nel 1989, vive in esilio dal 1959, dopo che il Tibet fu invaso dalla Cina.

Il Dalai Lama si reincarnerà
Telegiornale 02.07.2025, 12:30
L’immagine che tutti conserviamo di lui è quella del suo sorriso e della sua risata gioviale: un uomo aperto, semplice, compassionevole. Lo ricordiamo dare insegnamenti a migliaia di persone in tutto il mondo e incontrare numerosi leader internazionali. Da alcuni anni i suoi viaggi e insegnamenti si sono ridotti, ma continua a trasmettere i suoi messaggi soprattutto da Dharamsala, la cittadina del Nord dell’India che è la sua casa da molti anni. Oggi lo vediamo spesso sorretto dai suoi assistenti, sempre sorridente, mentre continua a insegnare.
Uomo di grande cuore e grande intellettuale, ha nutrito quella spiritualità di cui il mondo ha tanto bisogno. Ha sempre sottolineato il valore del rispetto e del dialogo tra le religioni per costruire la pace, insegnando che amore, compassione, tolleranza, perdono, gratitudine e autodisciplina sono le chiavi per superare la sofferenza e raggiungere la felicità. La felicità nasce da una mente altruista, dalla cura per il benessere degli altri, creando così un mondo più pacifico.
“La pace esteriore nasce dalla pace interiore”, ripete spesso, “dall’avere una mente calma e un cuore gentile.”
La meditazione, per lui, è uno strumento per trasformare la mente e ridurre la sofferenza.
Ecco alcune frasi che esprimono il cuore del suo insegnamento
• “La mia religione è molto semplice. La mia religione è la gentilezza.”
• “Se puoi, aiuta gli altri; se non puoi, almeno non far loro del male.”
• “Il nostro nemico è il nostro miglior maestro spirituale.”
• “La pace non è l’assenza di conflitto, ma la manifestazione della compassione.”
• “Quando ci prendiamo cura della felicità degli altri, troviamo anche la nostra.”
Il Dalai Lama ha spesso ripetuto un insegnamento del Buddha: non bisogna accettare ciò che viene detto per rispetto, ma occorre esaminarlo e verificarlo prima di farlo proprio. Questo invito all’uso della ragione e dell’analisi critica nella pratica spirituale, questo approccio non dogmatico è, a mio parere, uno dei motivi che ha avvicinato tanti occidentali al buddhismo.
https://rsi.cue.rsi.ch/info/svizzera/Gli-stretti-rapporti-tra-la-Svizzera-e-il-dalai-lama--2235758.html
Celebre la sua affermazione:
“Se la scienza dimostra che una certa idea del buddhismo è sbagliata, allora il buddhismo dovrà cambiare.”
Questa apertura ha favorito il suo intenso dialogo con la scienza, dando vita all’attività dell’organizzazione Mind and Life, che promuove incontri tra scienziati e monaci tibetani, con particolare attenzione a neuroscienze, fisica e psicologia. Ha promosso lo studio degli effetti della meditazione, mostrando come essa possa portare a una trasformazione permanente dell’attività cerebrale, migliorando la gestione delle emozioni disturbanti. Da qui nasce la proposta dell’uso della meditazione, intesa come metodo laico, anche in scuole e carceri.
La vita del Dalai Lama è stata segnata drammaticamente dall’invasione cinese, dalle violenze contro la popolazione tibetana – si stima che siano morti almeno 1,2 milioni di tibetani – e dalla distruzione di gran parte dei monasteri. Sin da subito il Dalai Lama comprese che l’obiettivo dell’indipendenza sarebbe stato irrealizzabile e cercò almeno di salvaguardare l’autonomia culturale e religiosa del Tibet all’interno della Cina. Tuttavia, la Cina non concesse aperture, avviando una politica di immigrazione di cinesi Han che oggi costituiscono la maggioranza della popolazione. La cultura e la lingua tibetane vennero ostacolate.
Il Tibet, terra di immense ricchezze minerarie, delle sorgenti dei principali fiumi dell’Asia e di posizione strategica, è un territorio di grande importanza per la Cina.
In esilio, i tibetani costituirono un governo a Dharamsala, guidato dal Dalai Lama fino al 2011. I tentativi di dialogo con la Cina fallirono. Pechino ha definito il Dalai Lama un separatista, “un lupo travestito da agnello” e chi possedeva una sua immagine veniva imprigionato. La repressione è stata tale che oltre 100 tibetani si sono immolati con il fuoco in segno di protesta. Oggi, il dramma tibetano è uscito dall’attualità, offuscato da conflitti e interessi economici globali.
Oggi è di attualità la questione della reincarnazione del Dalai Lama: la Cina vorrebbe controllare la scelta del futuro leader spirituale del buddhismo tibetano per gestire anche la sfera religiosa, mentre i tibetani affermano che il futuro Dalai Lama nascerà in esilio.
Dopo l’invasione cinese, il buddhismo tibetano si è diffuso ampiamente in Occidente. Si stima che circa 150’000 tibetani vivano in esilio, soprattutto in India e Nepal, mentre in Svizzera risiede la comunità tibetana più numerosa d’Europa con circa 4.000 persone. Altri vivono in Canada e negli Stati Uniti.
Il Dalai Lama rimane ancora oggi uno dei principali leader mondiali della spiritualità e della non-violenza. Dice di pregare anche per i leader cinesi, ricordando che la compassione va estesa a tutti, vedendo negli oppressori esseri dominati dall’ignoranza più che dalla cattiveria.
In un mondo che ha grande bisogno di guide, il Dalai Lama resta un faro potente che illumina il cammino in tempi oscuri.
Nella mia attività giornalistica presso la TSI ho avuto l’occasione di intervistarlo tre volte. Successivamente, come freelance, ho realizzato un documentario sul futuro del Tibet a Dharamsala, sede del governo tibetano in esilio, visibile qui.