Migliaia di persone sono scese in piazza questa sera (sabato) a Tel Aviv e in altre città israeliane per chiedere la liberazione degli ostaggi ancora detenuti da Hamas nella striscia Gaza. “E’ tempo di fare un accordo che salvi tutti: i viventi e i caduti, un accordo senza vincoli” ha detto al Times of Israel una delle organizzatrici, Maccabit Mezer, zia di due fratelli gemelli che si trovano tra le 49 persone ancora nelle mani del movimento islamista.
Le speranze di successo delle trattative mediate da Stati Uniti e Qatar rimangono però appese ad un filo. Dopo le dichiarazioni di Hamas che ha accettato la proposta di tregua, ma chiede alcune modifiche, ieri sera si è espresso il premier israeliano Benjamin Netanyahu, definendo inaccettabili tali richieste.
Israele non di meno ha mandato una delegazione in Qatar per le discussioni previste domani (domenica). Lunedi invece Netanyahu sarà a Washington da Donald Trump. Martedì scorso il presidente USA aveva affermato che Israele era d’accordo con la proposta di tregua, che secondo indiscrezioni prevede una cessazione delle ostilità per 60 giorni e la progressiva liberazione di ostaggi, compresa la consegna dei cadaveri di quelli deceduti (circa la metà, secondo l’intelligence israeliana).
Intanto gli Stati Uniti accusano Hamas per le due granate lanciate questa mattina (sabato) su due cittadini americani che lavorano per la Gaza Humanitarian Foundation, la controversa fondazione che ha l’esclusiva nella distribuzione dei generi di prima necessità e gode del sostegno di Stati Uniti e Israele. L’attacco si è verificato ad uno dei punti di distribuzione; i due sono rimasti feriti, non in modo letale, e le loro condizioni sono stabili.