Analisi

Operazione di Kursk, un disastro tattico per Kiev?

Le forze ucraine perdono terreno mentre i russi avanzano lentamente, con implicazioni politiche e militari significative

  • 28 novembre, 05:41
  • 28 novembre, 06:17
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Militari russi della formazione “Bars-Kursk” che pattugliano il villaggio di Korenevo, nella regione di Kursk

  • Keystone
Di: Stefano Grazioli 

Anche fonti occidentali hanno confermato in questi giorni che la situazione per le forze ucraine nella regione di Kursk sta peggiorando. L’incursione in territorio russo, cominciata all’inizio di agosto e ormai arrivata quasi al quinto mese, aveva sorpreso inizialmente la Russia, che però dopo le prime due settimane aveva già contenuto l’avanzata ucraina e dall’inizio dell’autunno ha iniziato il lento respingimento. Circa la metà dell’area occupata con celerità dalle truppe di Kiev è stata progressivamente riconquistata da quelle di Mosca, che hanno adottato una tattica con tempi dilatati, prediligendo il ritmo contenuto alla risposta immediata.

Nello stesso tempo la Russia ha accelerato l’avanzata nel Donbass, approfittando del fianco indebolito dall’Ucraina, che negli ultimi mesi ha contenuto con estrema difficoltà l’offensiva a nord e a ovest di Donetsk; se le linee difensive non sono al collasso è però evidente che in questa fase del conflitto la pressione è in ulteriore crescita, soprattutto sulla direttrice che porta in ultima istanza a Dnipro. L’utilizzo di sistemi missilistici ATACMS e Storm Shadow-SCALP è stato concesso dall’alleanza occidentale proprio per rinvigorire il potenziale difensivo ucraino, ma difficilmente si rivelerà un game changer in grado di ribaltare l’andamento della guerra.

L’azzardo di Zelensky

Se l’operazione di Kursk aveva suscitato a Kiev inizialmente speranze, ma anche dubbi, gli ultimi tre mesi hanno evidenziato soprattutto questi ultimi, dando ragione, almeno per ora, a chi aveva interpretato la mossa ordinata dal presidente Volodymyr Zelensky più come un azzardo che non come un piano infallibile. Da una parte gli obbiettivi dichiarati non sono stati raggiunti, dall’altra si è aggravato il quadro in altre parti del fronte. Le ragioni che hanno determinato l’insuccesso sono molteplici e vanno appunto dalla debolezza tattica intrinseca del progetto all’inferiorità militare, tecnologica e di risorse umane, passando ovviamente dalla reazione russa.

Vladimir Putin, colto in contropiede, ha preferito una gestione ordinata della fase acuta negativa e i vertici militari russi coordinati dal generale Valery Gerassimov si sono dimostrati in definitiva pronti per reagire al piano del generale ucraino Olexey Syrskyi: nel quadro della guerra di logoramento Mosca ha dato poco importanza all’impatto immediato dell’incursione, soprattutto politico e mediatico, e ha scelto la tattica dell’attrito e dell’usura per riportarsi su posizioni di favore sul campo. L’operazione ucraina si è trasformata così in una trappola, da cui sarà complicato uscire indenni.

Il vantaggio di Putin

I problemi presenti e futuri per Kiev sono dunque sia di ordine militare che politico. Al di là della narrazione ucraina, l’incursione di Kursk non ha avuto effetto e non né avrà sul corso della guerra e difficilmente sarà un elemento che condizionerà l’avvio di un dialogo con la Russia. Il Cremlino ha dimostrato in questi mesi di seguire altre priorità e l’obbiettivo dichiarato da Zelensky di inserire l’occupazione di questo lembo di territorio come elemento in future trattative è lontano dalla realtà, alla luce di quello che sta accadendo nel Donbass. Mosca continua a rafforzare la propria posizione in vista dell’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, durante la cui presidenza si potrebbe aprire la finestra delle trattative.

A Kiev per Zelensky le difficoltà dopo l’iniziativa Kursk sono notevolmente cresciute, tra malumori interni, perdita di consenso pubblico e gli ultimi sondaggi che indicano come la maggioranza degli ucraini sarebbe favorevole a negoziati anche mettendo in conto perdite territoriali; a Mosca Putin ha alzato il tono dello scontro con la modifica della dottrina nucleare, ma soprattutto sul campo continua a mantenere un vantaggio non sovvertibile sul breve periodo.

L’alleanza occidentale trainata dagli Stati Uniti in quasi tre anni di guerra ha consentito all’Ucraina di arginare l’avanza della Russia, ma non le ha permesso di raggiungere i propositi dettati da Zelensky, ossia la riconquista della Crimea e del Donbass. L’operazione di Kursk, in apparenza non concordata con gli alleati, si sta rivelando per Kiev una sorta di harakiri che ha influenzato in negativo questa fase della guerra, al netto degli aiuti occidentali arrivati sempre con contagocce. Resta da vedere dunque quali saranno le prossime scelte del presidente e dei generali ucraini, in difesa e in attacco, e se i missili occidentali saranno in grado eventualmente di sostenerle. 

05:51

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