La Palestina è attualmente riconosciuta dal 75% dei 193 Paesi che fanno parte delle Nazioni Unite. A questi si aggiungerà oggi la Francia, dopo il passo fatto domenica da Regno Unito, Australia e Canada. Ma quali sono i presupposti base per un riconoscimento di questo tipo? “Ci sono quattro criteri perché un’entità sia uno Stato”, spiega ai microfoni del Radiogiornale Chiara Redaelli, ricercatrice all’Università di Ginevra. “Il primo è avere un territorio, piccolo o grande che sia, contestato o meno. Il secondo: bisogna avere una popolazione che vive in questo territorio. Terzo: un Governo. E quarto ed ultimo, la capacità di entrare in relazione con altri Stati. Questo non significa che poi si debba necessariamente entrare in relazione con tutti gli Stati del mondo, ma dimostrare una certa capacità di relazionarsi con altri Paesi”.
La Palestina, come mostrano i numeri, gode di un ampio riconoscimento internazionale, ha missioni diplomatiche all’estero, squadre sportive che competono nelle competizioni internazionali. Ma a causa della lunga disputa con Israele, non ha un territorio dai confini condivisi, non ha una capitale, non ha un esercito. Nella Cisgiordania occupata da Israele, l’Autorità nazionale palestinese non ha il pieno controllo del territorio e della popolazione. E a Gaza Hamas ancora meno.
Il fatto che il territorio palestinese sia occupato non pregiudica il processo di riconoscimento. Ancora Redaelli: “Nel diritto internazionale comunque non si riconosce l’occupazione. C’è uno Stato di occupazione, ma non si riconosce che quel territorio diventa Israele. Così come non si riconosce la Crimea come parte della Russia o Cipro del Nord come parte della Turchia. Quindi anche situazioni di occupazione molto prolungata, come appunto il caso di Cipro, vengono tuttora definite come casi di occupazione”.
Occorre qui aggiungere che nel diritto internazionale ci sono due approcci. La teoria dichiarativa, da un lato, la quale dice che, adempiuti i quattro i criteri, l’entità in questione è uno Stato. Il riconoscimento, in tal caso non è indispensabile anche se auspicabile. Dall’altro, c’è la teoria costitutiva che considera il riconoscimento un atto necessario.
Gli esempi di Kosovo e Sud Sudan
Tra gli Stati che esistono, pur non essendo riconosciuti del tutto, spicca il Kosovo, diventato indipendente dalla Serbia nel 2008 e riconosciuto come Stato da 104 membri dell’ONU (e tra i primi a riconoscerlo ci fu proprio la Svizzera). Il fatto che non sia riconosciuto da tutti non significa che non sia uno Stato, ma questo comporta delle difficoltà per i suoi cittadini che non possono viaggiare ovunque. A parte questo è uno Stato che funziona.
Un altro esempio, all’opposto però, è quello del Sud Sudan, diventato indipendente dal Sudan nel 2011. È subito stato riconosciuto da moltissimi Paesi, ma resta in gravi difficoltà: è tra i paesi più poveri al mondo, il suo vicepresidente è agli arresti e c’è un un grosso rischio di una nuova guerra civile. L’essere riconosciuti non risolve quindi tutti i problemi.

Anche il Portogallo riconosce la Palestina
Telegiornale 22.09.2025, 12:30