Un gruppo di avvocati, storici e giusti ha iniziato oggi, venerdì, il riesame delle carte dei processi a Dante Alighieri che lo costrinsero all’esilio. L’intento, nel 700esimo anniversario della morte, è di capire se il sommo poeta non sia stato vittima di un processo politico.

Il Faro: Nel mezzo del cammin…
Telegiornale 30.03.2021, 22:00
Il dolore dell’esilio Dante lo ha descritto nel diciassettesimo canto del Paradiso della Divina Commedia, che iniziò a scrivere quando una sentenza lo costrinse a lasciare per sempre la sua amata Firenze.
“Il processo del 1302 fu conforme alle regole del tempo oppure no? Le imputazioni gravissime che erano mosse contro Dante Alighieri, come baratteria, corruzione e reati di natura politica avevano un qualche fondamento?”: a porsi queste domande è l’avvocato fiorentino Alessandro Traversi, promotore della revisione dei processi a Dante, che rivestì la carica di priore, una carica politica importante in seno al comune di Firenze. In quegli anni la lotta non era solo tra gli schieramenti dei guelfi e dei ghibellini, ma anche in seno ai guelfi c'erano due fazioni: i bianchi, cui apparteneva Dante, contrapposti ai guelfi neri, sostenuti dalla curia papale, avversaria di del poeta.
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“All’epoca nessuna separazione dei poteri”
“Siccome il giudice che emise le sentenze di condanna era espressione del nuovo governo di parte guelfa nera c’è il sospetto che queste sentenze possano essere state frutto di una strumentazione politica – spiega alla RSI l’avvocato Traversi –. D’altra parte, all’epoca non esisteva la separazione dei poteri: il giudice, Cante dei Gabrielli, era il podestà di Firenze, di parte guelfa nera”.
Per ripercorrere l'iter processuale ci si basa sulle sentenze - in latino - contro Dante conservate presso Archivio di stato di Firenze. Si osserverà se a questi documenti sono stati applicati in modo corretto gli statuti fiorentini, ovvero i codici di legge di quel periodo.
Accusato di essere ghibellino e ribelle
“I processi furono regolari, ineccepibili, dal punto di vista della procedura, ma quando si legge che tra le accuse politiche Dante sarebbe addirittura stato, insieme ad altri, “ghibellino e ribelle”, ebbene possiamo dire che questa accusa era frutto di una strumentalizzazione politica: non è mai stato né ghibellino, né tantomeno ribelle al comune di Firenze”, conclude l’avvocato Traversi.