Quattordici Paesi hanno condannato l’approvazione da parte di Israele di 19 nuovi insediamenti in Cisgiordania. In una dichiarazione congiunta, gli Stati hanno espresso “chiara opposizione a qualsiasi forma di annessione e all’espansione delle politiche di insediamento”.
“Noi, Stati di Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Islanda, Irlanda, Giappone, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna e Regno Unito, condanniamo l’approvazione da parte del gabinetto di sicurezza israeliano di 19 nuovi insediamenti nella Cisgiordania occupata”, recita una dichiarazione congiunta rilasciata dal ministero degli esteri francese. “Ricordiamo la nostra chiara opposizione a qualsiasi forma di annessione e all’espansione delle politiche di insediamento”.
Queste azioni - si aggiunge nel comunicato congiunto, riportato in una nota dalla Farnesina - “rischiano di compromettere l’attuazione del Piano onnicomprensivo per Gaza, nel contesto degli sforzi per avanzare verso la fase 2, e di minare le prospettive di pace e sicurezza a lungo termine in tutta la regione”. “Ribadiamo la nostra netta opposizione a qualsiasi forma di annessione e all’espansione delle politiche di insediamento, inclusa l’approvazione dell’insediamento E1 e di migliaia di nuove unità abitative”, recita ancora il comunicato, in cui i Paesi esortano “Israele a revocare questa decisione, così come l’espansione degli insediamenti, in conformità con la Risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.
“Siamo risoluti nel nostro sostegno al diritto di autodeterminazione dei palestinesi. Riaffermiamo il nostro incrollabile impegno per una pace onnicomprensiva, giusta e duratura, basata sulla soluzione dei due Stati, secondo le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, in cui due Stati democratici, Israele e Palestina, vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, entro confini sicuri e riconosciuti. Riaffermiamo che non esiste alternativa a una soluzione a due Stati negoziata”, conclude la nota.
Netanyahu: investiremo 110 miliardi in 10 anni per industria armamenti indipendente
Sempre mercoledì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato mercoledì che il suo Paese investirà 110 miliardi di dollari in dieci anni per costruire un’“industria degli armamenti indipendente”. “Vogliamo ridurre la nostra dipendenza, anche nei confronti dei nostri amici”, ha aggiunto. “Abbiamo consolidato il nostro status di potenza regionale e, in alcuni settori, di potenza internazionale”, ha proseguito, aggiungendo: “La pace si fa con i forti, non con i deboli”.
Da decenni Israele è il principale destinatario degli aiuti militari statunitensi e la maggior parte delle sue attrezzature militari proviene dagli Stati Uniti. Secondo i dati del Congresso, Washington ha fornito almeno 3,3 miliardi di finanziamenti militari a Israele nel 2025. Quest’ultimo si rifornisce anche da diversi paesi europei, ma deve affrontare le restrizioni imposte dai suoi partner sulle forniture di armi, a causa della devastante guerra a Gaza, scatenata dal sanguinoso attacco del 7 ottobre 2023 perpetrato dal movimento islamista palestinese Hamas in Israele.

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