Israele ha negato l’accesso alla Striscia di Gaza a 14 organizzazioni non governative internazionali, nell’ambito di una nuova procedura di registrazione definita “draconiana” da diversi responsabili umanitari. Tra le ONG respinte figurano Save the Children e l’American Friends Service Committee. Lo denunciano diverse organizzazioni e lo conferma il governo israeliano.
La decisione arriva in un momento critico per Gaza, ancora devastata dalla guerra e priva di servizi essenziali come acqua corrente ed elettricità. L’aiuto umanitario che riesce ad entrare nel territorio rimane largamente insufficiente, con solo 100-300 camion al giorno rispetto ai 600 previsti dall’accordo di cessate il fuoco di ottobre, secondo quanto riferito dalle ONG e dalle Nazioni Unite.
Le organizzazioni escluse avranno 60 giorni per ritirare tutto il personale internazionale da Gaza, Cisgiordania e Israele. Non potranno più fornire alcun tipo di assistenza sul posto, con gravi ripercussioni sulla popolazione locale. Attualmente, le ONG internazionali gestiscono circa un terzo dei letti ospedalieri a Gaza e sostengono la maggior parte dei punti di distribuzione di pasti caldi.
L’ONU e altre agenzie hanno criticato duramente il processo di registrazione israeliano, definendolo “vago, arbitrario e fortemente politicizzato”. Da parte sua, Israele afferma di voler incoraggiare l’azione umanitaria, ma di non voler autorizzare organizzazioni ritenute “ostili” o coinvolte in “terrorismo” o “antisemitismo”, così come quelle accusate di “delegittimare lo Stato di Israele”.
Molte ONG temono che questa decisione possa avere conseguenze catastrofiche sull’assistenza umanitaria a Gaza. C’è inoltre preoccupazione per ciò che accadrà all’inizio del 2026, con il rischio che vengano selezionate organizzazioni prive dell’esperienza e della capacità necessarie per operare efficacemente nei territori palestinesi.

Gaza devastata dal maltempo
Telegiornale 13.12.2025, 12:30









