Al 4 di luglio non si assiste, si partecipa. Lo sanno le famiglie pazienti in attesa in fila a uno degli ingressi sulla National Mall – la spianata tra il Lincoln Memorial e Capitol Hill dove avverrà l’atteso spettacolo pirotecnico –, lo confermano le distese di tovaglie a indicare il possedimento conquistato sul prato o sugli scalini che conducono alla famosa piscina, lo ribadisce l’allegro vociare di americani che fanno il picnic aspettando che il cielo si allumini a giorno e i fuochi rispolverino l'orgoglio statunitense. Al tramonto il neoclassico di Washington fa il suo effetto e anche il marmoreo sorriso di Abe Lincoln pare commuoversi per questa folla tornata ad occupare la Capitale per celebrare l’Indipendenza. “Independenza anche dal virus”, come è stata ammantata la ricorrenza 2021.
Come le prime tredici colonie avevano sconfitto gli uomini di Sua Maestà divenendo così Stati Uniti, liberi e indipendenti, così il paese oggi sente l’urgenza di dichiarare vittoria sul virus riaffermando che nulla lo renderà schiavo e che anche quest’ultima sfida riservatale dal destino è stata vinta. Nonostante la calca praticamente nessuno indossa più la mascherina: più che un ritorno al futuro questo “Independence Day” sembra la riscoperta di una tradizione passata: pre-pandemia, pre-manifestazioni razziali, pre-assalto al Campidoglio. Nel 2020 causa Covid la Mall era chiusa, nel 2019 con il suo comizio “Saluto all’America” Trump aveva reso politica una festa patriottica fatta di barbecue, ritrovi in famiglia e libertà.
È il giorno dell’ideale e dell’ottimismo, anche se le cifre dicono che il coronavirus e le sue varianti non sono state sconfitte, l’indipendenza dal Covid con il 47 % della popolazione totalmente vaccinata (66,8 % gli adulti che hanno ricevuto almeno una dose del vaccino) e ancora lungi dall'essere conquistata. Anche se la storia recente – con il Capitol laggiù sullo sfondo – ricorda come la democrazia americana non sia sembrata così fragile da tempo e il paese diviso.
Qui in attesa dei fuochi d’artificio c’è tanta voglia di normalità, di indipendenza, di ripartenza, di riprendere a costruire come Joe Biden non si stanca di ripetere. Anche se poi la tanta voglia di vita, di spiccare il volo a stelle e strisce, sembra ogni volta inchiodata al suolo dalla cronaca: dalla siccità alle sparatorie di massa, dalla criminalità in crescita al mercato del lavoro altalenante.
All’imbrunire, finalmente, le luci e il baccano dei fuochi d’artificio coprono tutto. La folla, disciplinata, assiste a bocca aperta e accompagna con i suoi “Oooh” i passaggi dello spettacolo pirotecnico. La Washington degli scontenti e dei disillusi della politica si scambia commenti a bassa voce. Illuminato dal cielo, per una sera, è un paese solidale, unito da un ideale raccontato spesso solo dai libri di storia e celebrato unicamente dalla retorica dei presidenti. Ma che dopo due anni è qui, ad augurarsi “Buon quattro luglio”, al buio, a due passi dal fiume Potomac.
Massimiliano Herber