“La delegazione svizzera ha preparato bene questa spedizione (...) e anche l’organizzazione complessiva ha funzionato, sebbene non tutte le imbarcazioni fossero in ottime condizioni e si siano resi necessari degli interventi. Questi giorni di attesa sono serviti tanto”. “Siamo una delle delegazioni più grandi e organizzate, con un supporto anche logistico e legale e questo ci dà una certa sicurezza, per quanto possibile”. ”A parlare ai microfoni della RSI sono Fabrizio Ceppi e Vanni Bianconi, skipper e responsabile della nave “Alfonsina e il mare”, in partenza dalla Sicilia per unirsi alla “Freedom Sumud Flotilla”, una flottiglia internazionale composta da decine di imbarcazioni civili, che punta a raggiungere Gaza, forzare il blocco navale israeliano e consegnare aiuti umanitari. È questo il primo obiettivo, soprattutto “simbolico vista la dimensione delle barche”, afferma Bianconi, ma non l’unico.
“Vogliamo far capire”, spiega Ceppi, “che Israele sta commettendo quello che io chiamo un genocidio e quindi deve essere isolato perché questa cosa cessi. Vogliamo spingere perché i governi si muovano”. C’è - secondo Bianconi - “una scissione a livello globale fra quello che si dice e quello che si fa (...). Come individui e organizzazione prendiamo questi rischi perché sia chiaro a tutti, anche ai nostri governi, che ci sono regole da rispettare ed esseri umani da salvare”.

Vanni Bianconi intervistato da Claudio Bustaffa
Ceppi e Bianconi hanno deciso di salpare dalle coste siciliane. Proprio lì, hanno spiegato ai microfoni del Telegiornale cosa li attende.
“La prima fase è di navigare in modo che tutta la flottiglia si ritrovi assieme per continuare insieme il viaggio”, con coloro che sono partiti da Tunisi e quanti lo faranno dalla Grecia. Solo in seguito si proseguirà verso Gaza, spiega Ceppi.
Sappiamo che Israele non ci lascerà passare, ma vedremo cosa faranno
Fabrizio Ceppi, skipper della nave “Alfonsina e il mare”
Alla nave “Alfonsina e il mare” occorreranno diversi giorni di navigazione, prima di avvicinarsi alle coste della Striscia. L’arrivo nell’enclave palestinese, tuttavia, è tutt’altro che scontato e Israele sta già pensando a un piano per bloccare l’iniziativa. Negli scorsi giorni, il ministro per la sicurezza Itamar Ben-Gvir ha presentato al governo (durante una riunione in cui, ha riferito la stampa, era presenta anche il premier Netanyahu) un piano che prevede non solo il sequestro delle imbarcazioni che fanno parte della “Global Sumud Flotilla”, ma anche l’arresto degli attivisti. Attivisti che verrebbero posti in detenzione prolungata e incarcerati nelle prigioni solitamente riservate a quelli che Tel Aviv considera terroristi; sottoposti, quindi, a un rigido regime di detenzione.
https://rsi.cue.rsi.ch/info/mondo/Flottiglia-per-Gaza-Israele-pensa-a-un-piano-per-trattare-i-partecipanti-come-terroristi--3078836.html
Ceppi e Bianconi sono coscienti di questa eventualità ma ribadiscono la loro determinazione nell’intraprendere il viaggio. Ricordando quanto accaduto nei giorni scorsi, Bianconi non nasconde la sua preoccupazione per l’incolumità dei partecipanti e sottolinea come “Israele abbia iniziato a usare i droni persino in Tunisia. Quindi potremmo essere bombardati molto prima di arrivare nelle zone calde”. Non è esclusa quindi una reazione “estremamente violenta, anche se tutto ciò che facciamo, oltre che umanitario, è perfettamente legale”. “Sappiamo dall’inizio che Israele non ci lascerà entrare nelle sue acque”, aggiunge Ceppi, “ma vedremo poi nella pratica cosa faranno, perché non sarà semplice nemmeno per loro far fronte a una flotta con tante imbarcazioni. Ci siamo preparati per i vari scenari, abbiamo fatto training appositi, abbiamo cercato di rafforzarci psicologicamente, su come comportarci per non provocare e restare calmi e tranquilli. Speriamo che dia i suoi frutti”.
Alla Confederazione, Ceppi chiede di parlare con Israele perché non intervenga con violenza contro la flottiglia.

Italia: la Flottiglia è in partenza
Telegiornale 11.09.2025, 12:30
La posizione del DFAE
Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), in una risposta scritta inviata alla RSI, ha fatto sapere negli scorsi giorni di essere a conoscenza dell’iniziativa ma di non essere in contatto con gli attivisti svizzeri. In caso di arresto, ha spiegato che “può intervenire presso le autorità locali, in particolare per garantire il rispetto dei diritti fondamentali come condizioni di detenzione dignitose, garanzie procedurali e il diritto alla difesa. Tuttavia, il DFAE è tenuto a rispettare i principi di sovranità e l’ordinamento giuridico dello Stato ospitante”.
Il dipartimento diretto da Ignazio Cassis, attraverso un portavoce, ha spiegato inoltre di aver attuato insieme all’ambasciata a Tel Aviv un dispositivo, ed elaborato un piano di emergenza, aggiungendo però di sconsigliare “di recarsi nella Striscia di Gaza, a causa dei rischi molto elevati. Le persone che decidono comunque di recarsi nelle zone che sono espressamente sconsigliate lo fanno sotto la propria responsabilità, conformemente alla legge sugli svizzeri all’estero”.

Radiogiornale delle 08:00 del 01.09.2025: l’intervista a Fabrizio Ceppi, di Bettina Müller
RSI Info 01.09.2025, 09:00
Contenuto audio

Forzare il blocco: parte la Global Sumud Flotilla
Alphaville 02.09.2025, 12:05
Contenuto audio