Gli otto mesi di paralisi politica si avviano alla conclusione in Spagna, due mesi dopo le legislative di novembre, le quarte in quattro anni: Pedro Sanchez ha ottenuto martedì l'investitura a primo ministro con 167 voti contro 165 e 18 astensioni. Il leader socialista, che domenica aveva mancato un primo tentativo in cui era richiesta la maggioranza assoluta, potrà dunque formare un Governo di sinistra con Podemos, il primo di coalizione nel paese dal ritorno alla democrazia nel 1978.
Per riuscire nell'impresa, Sanchez aveva dovuto negoziare l'astensione di altre formazioni più piccole, da ultima quella dei separatisti catalani dell'ERC.
Il programma che si è ripromesso di concretizzare prevede un aumento delle imposte per i contribuenti più abbienti, un incremento del salario minimo e la parziale abrogazione della riforma del lavoro varata in passato dai conservatori, che per gli autori aveva contribuito a far scendere la disoccupazione dopo la crisi ma per i detrattori ha portato all'esplosione del lavoro precario, il cui tasso in Spagna è il più alto d'Europa.
Spagna, luce verde al governo di coalizione
Telegiornale 07.01.2020, 21:00