L’escalation alla frontiera tra Thailandia e Cambogia potrebbe sembrare esplosa all’improvviso, ma affonda le sue radici in secoli di controversa storia. Come già sta accadendo altrove, le turbolenze globali stanno contribuendo a dissotterrare tensioni forse sopite, ma mai cancellate. La disputa territoriale ha origini addirittura nell’epoca coloniale, quando la Cambogia diventa protettorato francese e Parigi ne ridisegna i confini, includendo il tempio di Preah Vihear e altre zone precedentemente sotto il controllo del Siam, oggi Thailandia. Nelle scorse ore, l’esercito thailandese avrebbe anche sganciato delle bombe su una strada nei pressi di quell’antico tempio, nell’ambito di scontri armati che hanno causato già diversi morti, anche civili.

Scontri tra Thailandia e Cambogia
Telegiornale 24.07.2025, 12:30
Il controllo del tempio, simbolo della cultura khmer, diventa terreno di scontro esplicito dopo che la Cambogia ottiene l’indipendenza, nel 1953. La Corte Internazionale di Giustizia ha dato ragione a Phnom Penh nel 1962. La Thailandia si è formalmente adeguata, ma restano tensioni sulle terre circostanti, non definite chiaramente nel verdetto. Le tensioni arrivano sul fronte militare soprattutto nel 2008, dopo che il tempio viene riconosciuto patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, col nome della Cambogia. Gli scontri armati e gli scambi di colpi di artiglieria lungo il confine si succedono a intermittenza fino al 2011, quando vengono dispiegati anche razzi e armi pesanti. Secondo le stime ufficiali, in tre anni ci sono stati almeno 34 morti, con lo sfollamento di migliaia di civili.
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Le tensioni si erano molto allentate dopo il 2013, quando il caso viene riesaminato dalla Corte Internazionale di Giustizia e l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN) lavora a una mediazione. Negli ultimi anni, era aumentato il turismo nella zona ed erano anche stati aperti alcuni accessi coordinati al tempio. Ma una soluzione politica non è mai stata trovata, come anche sulla maggior parte dei tanti altri territori contesi in Asia orientale.
A maggio l’uccisione di un soldato cambogiano
La nuova escalation arriva dopo una serie di eventi che hanno preso il via lo scorso maggio, quando un soldato cambogiano è stato ucciso in uno scontro armato in un’area contesa. Un incidente mai del tutto chiarito, ma che secondo diverse ricostruzioni non sarebbe stato intenzionale e avrebbe come causa la mancata comprensione delle rispettive intenzioni su movimenti di truppe lungo il confine. Quell’incidente ha però improvvisamente riacceso le crisi, riportando in superficie le tensioni latenti. Per un paio di mesi, la questione è stata soprattutto politica. Bangkok ha cercato il dialogo con Phnom Penh, ma i rispettivi nazionalismi hanno iniziato a montare, creando un’atmosfera ostile a qualsivoglia concessione al Paese vicino.
Lo snodo chiave della crisi è arrivato quando è stata resa pubblica una telefonata teoricamente segreta tra la premier thailandese Paetongtarn Shinawatra e il “leader eterno” cambogiano Hun Sen, oggi presidente del Senato e padre del premier Hun Manet, suo successore dopo 38 anni di regno. Nella conversazione, Paetongtarn (peraltro figlia dell’ex premier thailandese Thaksin Shinawatra, un tempo in ottimi rapporti con Hun Sen) criticava l’operato del suo esercito, dandogli le responsabilità dell’incidente. Non solo la telefonata segreta è stata registrata, ma è stata resa pubblica sulla pagina Facebook dello stesso Hun Sen. Probabilmente, l’intenzione di Phnom Penh era quella di mettere all’angolo l’esercito di Bangkok. Ma l’effetto è stato esattamente l’opposto. Paetongtarn ha provato a difendersi dicendo che le sue parole erano parte di una strategia negoziale per allentare le tensioni, ma l’esercito (sempre protagonista nella vita politica thailandese) ne ha approfittato per accusare la premier e arrivare alla sua sospensione ordinata dalla Corte costituzionale. Anche in Cambogia la crisi ha avuto delle conseguenze. Il governo ha infatti reintrodotto la leva militare obbligatoria dal 2026, indicando tra le ragioni principali la crisi con la Thailandia.
Dopo la sospensione di Paetongtarn, il dialogo tra i due Paesi si è sostanzialmente azzerato. Le avvisaglie dell’escalation di giovedì sono arrivate nei giorni scorsi, quando Bangkok ha accusato Phnom Penh di aver piazzato mine anti uomo sui territori contesi, dopo che un’esplosione ha causato il ferimento di cinque soldati. La Thailandia ha chiuso i valichi di confine nord-orientali, espellendo l’ambasciatore cambogiano e richiamando il proprio. A sua volta, la Cambogia ha annunciato il declassamento delle relazioni bilaterali e ha richiamato tutto il suo personale diplomatico a Bangkok.
Osservano con attenzione Stati Uniti e Cina. La Thailandia ha in dotazione diversi F16 e dispositivi militari americani, mentre la Cambogia è molto vicina a Pechino e ha di recente inaugurato una base navale ammodernata grazie a capitali cinesi. Ora, il rischio è che la situazione sfugga di mano, in una regione peraltro già colpita dalla guerra civile in Myanmar.

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Notiziario 24.07.2025, 08:00
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Thailandia-Cambogia: l'analisi di Emanuele Giordana
Telegiornale 24.07.2025, 20:00