Il 15 marzo del 2011 le prime manifestazioni pubbliche contro il regime di Bashar al-Assad, in Siria, diedero avvio a una delle più lunghe guerre degli ultimi decenni.
Ben 13 anni dopo lo scoppio del conflitto, i numeri sono da catastrofe umanitaria: 500’000 morti, 5 milioni di profughi e 7 milioni di sfollati interni . A pagare le maggiori conseguenze sono i bambini. Quasi la metà dei minori non va a scuola e 650’000 bambini sotto i cinque anni sono malnutriti. Eva Hinds, portavoce di UNICEF a Damasco, ha spiegato alla RSI che non si tratta solo del conflitto, “ma anche della recessione economica, delle ricorrenti epidemie. E recentemente, l’anno scorso, del terremoto. Purtroppo, dice, le difficoltà non sono scomparse, sono ancora molto presenti”.
Per UNICEF, la sfida più grande, per la Siria riguarda il futuro a lungo termine. “La cosa fondamentale – spiega ancora - è stare a fianco di questi bambini non solo oggi, ma anche nei mesi e negli anni a venire. Dobbiamo sostenerli con l’istruzione, con l’accesso a una buona alimentazione, a una buona assistenza sanitaria, ad acqua sicura e pulita, a buoni servizi igienici”. Si tratta di bisogni primari, elementari ma che in Siria - a 13 anni dallo scoppio della guerra - sono ancora difficili da soddisfare.