Il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato giovedì la ripresa immediata dei test nucleari negli Stati Uniti, interrotti dal 1992. La dichiarazione, priva di dettagli operativi, è arrivata poco prima del suo incontro con il presidente cinese Xi Jinping a Busan, in Corea del Sud, e fa seguito a una serie di annunci del presidente russo Vladimir Putin sullo sviluppo di nuove armi strategiche.
“A causa dei programmi di test condotti da altri paesi, ho chiesto al Ministero della Guerra di iniziare a testare le nostre armi nucleari su un piano di parità. Questo processo inizierà immediatamente”, ha scritto Trump sul suo social Truth Social.
Oltre 12’200 testate nucleari
“Gli Stati Uniti possiedono più armi nucleari di qualsiasi altro paese. La Russia è seconda e la Cina molto indietro, ma recupererà entro cinque anni”, ha scritto Trump.
Secondo l’ultimo rapporto del SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute), la Russia dispone di 5’489 testate nucleari, gli Stati Uniti di 5’177 e la Cina di 600. In totale, nove paesi detengono oltre 12’200 testate: Russia, Stati Uniti, Cina, Francia, Regno Unito, Pakistan, India, Israele e Corea del Nord.
Mosca rilancia con nuove tecnologie
La mossa di Trump arriva dopo che Putin ha celebrato il successo dell’ultimo test del missile da crociera a propulsione nucleare Bourevestnik, definito “di portata illimitata” e capace di eludere quasi tutti i sistemi di intercettazione. Il presidente russo ha anche annunciato un nuovo test del drone sottomarino Poséidon, anch’esso dotato di propulsione nucleare e in grado di trasportare testate atomiche. “Nessun altro dispositivo al mondo è pari a questo per velocità e profondità operativa”, ha dichiarato Putin, sostenendo che non esiste “alcun mezzo per intercettarlo”.
Trump ha criticato queste iniziative definendole “inappropriate” e ha invitato Putin a concentrarsi sulla fine della guerra in Ucraina, che prosegue da oltre tre anni e mezzo senza risultati concreti.
Sia per il Burevestnik, sia per il Poseidon, non mancano i timori per la loro pericolosità ambientale e globale. Per il Burevestnik, secondo il New York Times, il sistema di propulsione potrebbe rilasciare radiazioni durante il volo, e incidenti nei test precedenti (come quello del 2019, che causò la morte di sette persone) hanno già sollevato preoccupazioni ambientali e sanitarie.
Per il Poseidon, media americani specializzati come The National Interest evidenziano che il reattore nucleare è già stato installato e testato in mare, sollevando preoccupazioni ambientali per la possibilità di contaminazione radioattiva in caso di guasto o incidente. In particolare, è messo in dubbio il valore strategico del Poseidon, definendolo un’arma di “overkill nucleare” più simbolica che pratica, ma con potenziali conseguenze catastrofiche in caso di problemi tecnici.
Trattati in bilico e tensioni diplomatiche
Nonostante si presenti come “presidente della pace” dal suo ritorno alla Casa Bianca, Trump ha recentemente inasprito i toni contro Mosca. Dopo il fallimento del vertice estivo in Alaska con Putin, ha rinviato a data da destinarsi un incontro previsto a Budapest e ha imposto nuove sanzioni sul settore energetico russo.
Washington e Mosca sono ancora legate dal trattato New START, che limita a 1550 le testate strategiche offensive dispiegate per ciascuna parte. Tuttavia, il meccanismo di verifica è sospeso da due anni e il trattato scadrà a febbraio. Putin ha proposto una proroga di un anno, senza però menzionare la ripresa delle ispezioni.
Nel 2019, durante il primo mandato di Trump, gli Stati Uniti si erano ritirati dal trattato INF del 1987 sulle armi nucleari a medio raggio. Tra il primo test nucleare americano nel 1945 e il moratorio del 1992 imposto da George H. W. Bush, gli Stati Uniti hanno condotto 1054 test nucleari, oltre ai bombardamenti su Hiroshima e Nagasaki.






