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Uccisioni mirate, una pratica sempre più usata anche da Stati democratici

Invece che arrestate e sottoposte a un processo, alcune persone vengono direttamente uccise - Dopo l’assassinio di un giornalista e altri colleghi, l’intervista all’esperto Andreas Schüller

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La sistematicità delle uccisioni mirate da parte degli Stati democratici

SEIDISERA 12.08.2025, 18:00

  • Keystone
Di: SEIDISERA/FCi 

Dopo l’uccisione da parte delle forze israeliane del giornalista di al Jazeera Anas al Sharif, morto con quattro suoi colleghi e altre due persone, si torna a parlare delle “uccisioni mirate”: una pratica sempre più usata, anche da parte di Stati democratici, come Israele e gli Stati Uniti. SEIDISERA ha fatto il punto con Andreas Schüller, co-direttore del programma Crimini internazionali e responsabilità del Consiglio europeo per i diritti costituzionali e fondamentali.

“Gli omicidi mirati sono di gran lunga al di fuori del diritto internazionale. Sono una violazione dei diritti umani e costituiscono una mancanza di rispetto dello Stato di diritto in cui di solito le persone si arrestano, le si sottopone a un tribunale e si dimostrano le accuse”, afferma Schüller. “Tutto ciò viene aggirato uccidendo direttamente degli individui, cosa che è la più grande violazione possibile del loro diritto alla vita”.

Di principio, nei conflitti armati i civili sono protetti, spiega l’esperto di diritto penale internazionale. “Se c’è un’eccezione tocca all’aggressore dimostrarla”. Ma, “da quasi due anni a questa parte Israele attacca i civili senza dare spiegazioni sufficienti sul motivo per cui un certo bersaglio è stato preso di mira e avrebbe perso il suo status di civile”.

Secondo Israele, al Sharif era a capo di una cellula terroristica di Hamas. Accuse che erano state negate in precedenza sia dal giornalista sia dall’emittente qatariota al Jazeera. “In questo caso, ma anche in altri, la prova dal nostro punto di vista non è sufficiente e le informazioni fornite non sono controllate e verificate in modo indipendente”, indica Schüller.

Attacchi in aree densamente popolate

“Israele effettua attacchi aerei o con droni in aree molto densamente popolate, uccidendo magari un sospetto terrorista, ma anche altri civili. Quindi è necessario anche valutare la proporzionalità, stabilire se uccidere altre sei persone in un attacco, oltre all’obiettivo, sia proporzionale. Bisogna confrontare le perdite umane con il vantaggio militare atteso. E Israele è tenuto a spiegare quale sia il vantaggio militare che giustifica l’uccisione di sei giornalisti in più”.

Queste sono le esigenze giuridiche, ma sia la verifica indipendente dei fatti, sia le informazioni militari necessarie sono estremamente difficili da ottenere dalle autorità israeliane, che non sono le uniche, ci ricorda Andreas Schüller, a ricorrere a simili metodi. Gli Stati Uniti, per esempio, ne hanno fatto uso per molti anni in Afghanistan, Yemen e Pakistan.

“Vediamo omicidi mirati anche da parte delle democrazie già dal 2000” e “nella maggior parte dei casi, la nostra conclusione è che sono operazioni illegali, ma non viene stabilita una responsabilità finale per queste azioni ed è per questo che gli Stati continuano a ricorrere agli omicidi mirati, perché non c’è responsabilità”.

I diritti fondamentali sono per tutti, anche per i nemici dello Stato. Altrimenti torniamo a un’era senza legge in cui regnano i più forti e i più potenti

Andreas Schüller, esperto di diritto penale internazionale

Dunque, nonostante gli appelli a indagini indipendenti, la giustizia internazionale il più delle volte è impotente e le uccisioni eseguite dagli Stati, anche dalle democrazie, sono in crescita e restano impunite: “È certamente parte di una deriva autoritaria delle democrazie se si utilizzano gli omicidi mirati e se n’è anche orgogliosi, come con l’uccisione di Osama Bin Laden. Anche gli Stati alleati hanno applaudito gli Stati Uniti per questa mossa, anziché arrestarlo e metterlo di fronte a un tribunale. È una tendenza molto preoccupante. I diritti fondamentali sono per tutti, anche per i nemici dello Stato. Altrimenti, in pratica, torniamo a un’era senza legge in cui regnano i più forti e i più potenti”.

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