Le decisioni negative di uno Stato in materia di asilo dovranno essere riconosciute anche da un altro Paese. I ministri dell’UE lo hanno stabilito lunedì e hanno preso anche diverse decisioni sull’attuazione del Patto europeo su asilo e migrazione. Alcune parti - come il punto citato poc’anzi - riguardano anche la Svizzera in quanto membro di Schengen.
Per adesso si tratta di un aspetto la cui applicazione è su base volontaria, ma due anni dopo l’entrata in vigore, la Commissione europea valuterà il funzionamento e, se necessario, renderà il riconoscimento obbligatorio per tutti gli Stati.
Il regolamento sui rimpatri prevede una procedura armonizzata. Le decisioni negative dovranno essere inserite nel Sistema d’informazione Schengen (SIS), affinché gli altri Stati possano accedere alle informazioni.
Accordo sul meccanismo di solidarietà
Il Consiglio dell’UE ha inoltre raggiunto un accordo sul cosiddetto meccanismo di solidarietà. Questo prevede che gli Stati maggiormente esposti alla migrazione siano sostenuti dagli altri. Questi ultimi possono accogliere richiedenti asilo, fornire contributi finanziari o offrire altre forme di aiuto. Il meccanismo punta a “ricollocare” 21’000 persone e a ridistribuire 420 milioni di euro (circa 393 milioni di franchi) di sostegno finanziario o altre forme di aiuto. La Commissione europea ha definito a novembre quali Stati avranno diritto alle prestazioni: Italia, Spagna, Cipro e Grecia.
La Svizzera vuole negoziare la sua partecipazione
La Svizzera non è obbligata ad adottare il meccanismo di solidarietà nell’ambito dei suoi accordi con l’UE. Tuttavia, sia il Consiglio federale sia il Parlamento hanno deciso che la Confederazione potrebbe partecipare volontariamente. Sul relativo decreto parlamentare è ancora in corso il termine per il referendum. Non è ancora stato definito se la Svizzera accoglierà migranti o se parteciperà piuttosto finanziariamente. Berna e Bruxelles devono prima negoziare un accordo al riguardo.
I ministri hanno concordato una lista di Paesi di origine sicuri: Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia. Le domande di asilo di cittadini di questi Paesi dovranno essere trattate più rapidamente, poiché hanno scarse possibilità di successo.
Centri di rimpatrio in Paesi terzi
Un aspetto destinato a far discutere: i richiedenti asilo respinti che non possono tornare nel loro Paese d’origine potranno essere trasferiti in centri di rimpatrio situati in Paesi terzi. Per questo, gli Stati membri dovranno stipulare accordi specifici, esclusivamente con Paesi che rispettano gli standard internazionali sui diritti umani e i principi del diritto internazionale.
Le decisioni prese lunedì consentono al Consiglio dell’UE di avviare negoziati con il Parlamento europeo per concordare un testo giuridico definitivo. Il Patto su asilo e migrazione dovrebbe entrare in vigore il 12 giugno.
SEIDISERA 18.00 del 08.12.2025








