Fisica quantistica

Il grande oltre, prove di vita dopo la morte

Dalle NDE alla fisica quantistica, prove ed evidenze di una dimensione oltre la vita terrena

  • 44 minuti fa
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La vita oltre la vita

RSI Archivi 05.11.1982, 11:13

Di: Guido Ferrari, giornalista, regista, autore per anni alla RSI

Ci sono migliaia di testimonianze di persone clinicamente morte che poi ritornano in vita. Sono le NDE (Near Death Experiences), le esperienze in punto di morte.

Nel lontano 1982 realizzai, per l’allora TSI, un documentario intitolato La vita oltre la vita, riprendendo il titolo del libro di Raymond Moody del 1975, che all’epoca aveva suscitato grande interesse. Trovai quattro testimoni che accettarono di raccontarmi le loro esperienze di premorte. Allora il tema era quasi un tabù.
Mi riferirono di essere usciti dal corpo al momento del trapasso, di aver attraversato un tunnel e di essere entrati in una luce intensa, colma di amore, dove avevano incontrato parenti defunti ed esseri angelici. Raccontarono poi il ritorno nel corpo come di un rientro doloroso, simile a rimettersi in un abito troppo stretto. Mi dissero di aver vissuto un’esperienza trasformativa, di non essere più gli stessi: di essersi aperti a un amore infinito e di sentire un profondo senso di responsabilità verso sé stessi, gli altri e il pianeta. Le loro vite - affermavano - erano diventate più piene, più autentiche.

Mi colpirono particolarmente alcuni fenomeni ricorrenti nei morenti: il vedersi dall’alto, come se fossero separati dal corpo; l’udire chiaramente i discorsi delle persone attorno al loro corpo privo di vita; la possibilità di spostarsi nello spazio e nel tempo attraverso il solo pensiero; gli incontri con defunti ed esseri di luce; la percezione di un corpo più giovane, sano e integro.

Per quel documentario intervistai anche la celebre studiosa svizzera delle fasi della morte, la dottoressa Elisabeth Kübler-Ross (famosa per La morte e il morire, Cittadella, 1969 cui seguirono altri importanti libri). Aggiungeva alle testimonianze raccolte le sue osservazioni su ciechi dalla nascita che, durante la NDE, potevano “vedere” in dettaglio i medici che li curavano (fatti poi confermati dallo studio di Kenneth Ring del 1997), e su persone amputate che riferivano di avere nuovamente tutti gli arti.

Da allora sono usciti numerosi libri sul tema. Il più importante, per rigore scientifico, è lo studio del cardiologo olandese Pim van Lommel, La coscienza oltre la vita (Amrita, 2016).
Il suo lavoro si basa su un campione clinico di 344 sopravvissuti ad arresto cardiaco - ossia casi in cui cuore, circolazione, respirazione si erano interrotti e il cervello non dà più segnali misurabili - trattati in vari ospedali olandesi. Sono seguite molte altre ricerche scientifiche, che ne confermano i risultati.

Dagli studi emerge che:

• la percentuale di NDE è costante e non dipende da cultura, luogo, età o farmaci;
• la qualità dell’esperienza è sorprendentemente simile in tutti i paesi;
• esistono casi verificabili che escludono l’ipotesi allucinatoria;
• le esperienze avvengono in assenza di attività cerebrale rilevabile;
• ricorrono sempre le stesse manifestazioni: luce, revisione di vita, vista dall’alto, pace profonda;
• si osservano trasformazioni personali durature;
• gli studi indicano che la coscienza può distaccarsi dal funzionamento cerebrale ordinario.

Queste evidenze portano van Lommel ad affermare che «un cervello non funzionante non impedisce la percezione», e che «la coscienza sembra non essere prodotta dal cervello, ma mediata dal cervello, come un’antenna che riceve».
L’idea centrale è che le NDE non possono essere spiegate in termini puramente cerebrali e che, quindi, la coscienza non è legata al corpo.

Le implicazioni sono fondamentali: la coscienza non muore - muore solo il corpo.

La coscienza sarebbe un principio che abita temporaneamente un corpo e che appartiene a una dimensione più ampia, non locale, al di fuori dello spazio-tempo cui siamo vincolati durante la vita fisica.
Siamo nel campo della cosiddetta “coscienza quantistica”, cioè di una dimensione antecedente alla materia, allo spazio-tempo e al cervello fisico.
A questo proposito, l’attualissimo pensiero del ricercatore e inventore Federico Faggin, autore di Irriducibile, 2023, appare significativo. Egli scrive: «La coscienza esiste prima della materia, è un fenomeno puramente quantistico che non può cessare di esistere con la morte del corpo, perché esiste in una realtà molto più vasta della realtà fisica classica.»
E aggiunge: «La coscienza non nasce dal cervello. È ciò che rende possibile il cervello - e la materia, e la scienza, e la realtà stessa.»
Secondo Faggin, dunque, - e per molti ricercatori nel campo quantistico - la coscienza crea la realtà stessa.

Dopo essere stata a lungo trascurata dalla scienza per la sua qualità soggettiva che ostacola studi con metodi oggettivi, la coscienza è tornata al centro dell’interesse scientifico.
Gli studi sulla coscienza conducono a una convergenza tra fisica e spiritualità.

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