Code e imbottigliamenti sull’Hillary Step e altri punti pericolosi, scalatori inesperti da soccorrere o morti, distese di rifiuti e affluenza fuori controllo. Le immagini e notizie che negli ultimi anni sono arrivate dall’Everest, l’iconica montagna più alta del mondo (8’849 metri), non lasciano certo indifferenti e hanno spinto il Nepal a correre ai ripari.
È tra l’altro notizia di oggi (giovedì) la morte del primo alpinista della stagione: si tratta di un filippino 45enne, deceduto poco dopo essere arrivato al Campo 4, l’ultimo prima della vetta, a un’altitudine di circa 7’950 metri, secondo quanto riferito da un portavoce del Ministero del Turismo nepalese.
Se già lo scorso anno la Corte suprema nepalese aveva ordinato al governo di limitare il numero di permessi di scalata concessi per ridurre i rischi, pur senza fissare cifre, e lo stesso governo aveva annunciato per quest’anno un aumento delle tariffe dei permessi, recentemente è emerso un altro progetto governativo per stringere ulteriormente i “bulloni”.
In sostanza si vorrebbe autorizzare alla salita dell’Everest, ma anche degli altri ottomila nepalesi, solo gli alpinisti che dimostrano di aver già scalato una montagna di 7’000 metri nel Paese. L’obbiettivo è appunto sempre quello: ridurre il sovraffollamento e migliorare la sicurezza.

Alpinisti in coda appena sotto Campo 4
Il sovraffollamento è infatti incolpato per l’elevato numero di decessi sulla montagna. Almeno 12 alpinisti sono morti e altri cinque sono scomparsi sulle pendici dell’Everest nel 2023, quando il Nepal aveva rilasciato 487 permessi. L’anno scorso sono morti otto scalatori a fronte di 421 permessi (-13%). Quest’anno, per la sola stagione primaverile appena iniziata – la più gettonata per la salita sul tetto del mondo –, ne sono stati accordati 311, mentre in totale sono 456.
La nuova legge prevede anche che il sardar – il capo del personale locale – e la guida alpina che accompagna gli scalatori devono essere cittadini nepalesi. L’obbligo di assumere una guida, che può essere responsabile di al massimo due clienti, è invece già stato introdotto insieme all’aumento delle tariffe che entrerà in vigore a partire da settembre 2025.
La crisi dell’alpinismo?
Alphaville 11.12.2024, 12:35
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Per poter tentare la salita in primavera, quando lo fa la maggioranza degli alpinisti, al posto di 11’000 dollari se ne dovranno ad esempio sborsare 15’000, mentre il prezzo di un permesso autunnale passerà da 5’500 a 7’500 dollari. Aumenti delle tariffe verranno in futuro introdotti anche per gli altri ottomila nepalesi (Kangchenjunga, Lhotse, Makalu, Manaslu, Dhaulagiri, Annapurna I e Cho Oyu), così come per le cime di quote inferiori. Inoltre, da settembre in poi, ogni permesso avrà una validità di 55 giorni, anziché 75. Le tariffe maggiorate e le nuove regole sono state condivise anche dalla Nepal Mountaineering Association.
Infine, per ridurre il carico di rifiuti sulla montagna più alta del mondo, da quest’anno è stato esteso anche all’alta quota l’obbligo di portare con sé dei sacchetti biodegradabili per raccogliere le deiezioni, sacchetti che verranno controllati al rientro al campo base. Si stima che sull’Everest, oltre ai molti rifiuti come lattine e bombole, ci siano qualcosa come tre tonnellate di escrementi umani che, oltre al danno di immagine, possono provocare contaminazioni nei fiumi a quote più basse.

Rifiuti raccolti sulla via di salita all'Everest nel 2024
Se nuove tariffe, obblighi ambientali e di avere una guida entreranno già in vigore quest’anno, la nuova legge che prevede l’esperienza pregressa su un 7’000 nepalese e l’obbligo di assumere guide del Paese fanno parte di un progetto di legge che è stato depositato all’Assemblea nazionale, dove l’alleanza di governo detiene la maggioranza necessaria per approvarla e non dovrebbero quindi esserci ostacoli.
Le reazioni internazionali: “Non solo montagne nepalesi e guide nepalesi”
Queste nuove proposte stanno suscitando un ampio dibattito nell’ambiente alpinistico e tra i professionisti del settore. Se infatti le società e le autorità alpinistiche locali sostengono le modifiche, gli operatori di spedizioni internazionali hanno chiesto al Nepal di modificare il regolamento per permettere di riconoscere come esperienze pregresse anche quelle sulle cime d’alta quota di tutto il mondo, anche inferiori ai 7’000 metri ma tecnicamente impegnative, come Ama Dablam (Nepal, 6’812 m), Denali (USA, 6’190 m) e Aconcagua (Argentina, 6’961 m).
Personalità popolari come Lukas Furtenbach di Furtenbach Adventures e Garrett Madison di Madison Mountaineering hanno suggerito che una vetta di 6’500 metri in qualsiasi parte del mondo sarebbe un punto di riferimento certamente più pratico.
Sempre Furtenbach, attualmente impegnato a condurre una spedizione sull’Everest, ha pure dichiarato che le guide alpine di altri Paesi devono essere autorizzate a lavorare sull’Everest, anche perché non ci sono abbastanza guide nepalesi qualificate.
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