La Romania torna alle urne, domenica, in un cotesto estremamente polarizzato e gli occhi dell’occidente puntati contro dopo che le elezioni presidenziali di fine novembre sono state annullate per le pesanti ingerenze e le manipolazione dei media soprattutto attraverso social come tik tok.
Cinque i candidati principali tra cui spicca George Simion, esponente del partito sovranista AUR. Simion ha raccolto il timone della destra nazionalista dopo che la corte costituzionale rumena ha estromesso il sovranista di estrema destra Calin Georgescu, vincitore a sorpresa del primo turno lo scorso anno, sul quale pesano le accuse di essere sostenuto da Mosca.
La Romania è un alleato storico dell’occidente, siede nel parlamento europeo, ha 4 basi militari dell’alleanza atlantica e più di 600 chilometri di confine con l’Ucraina. La sua stabilità politica può inclinare l’ago della bilancia nei rapporti di sicurezza euro-atlantici. Motivo per cui si Bruxelles, sia Washington guardano con attenzione ai segnali che arriveranno dalle urne domenica 4 maggio.
I sondaggi indicano che George Simion è saldamente in testa, ma non abbastanza per evitare un secondo turno previsto il 18 maggio. Più incerto invece il nome del suo possibile sfidante. A contendersi il secondo posto si trovano: Crin Antonescu ex leader del Partito Nazionale Liberale sostenuto dalla coalizione di governo; Victor Ponta, ex primo ministro socialdemocratico che ha virato verso posizioni ultranazionaliste; e Nicusor Dan, sindaco di Bucarest, indipendente, noto per la sua piattaforma anti-corruzione e il sostegno all’integrazione europea.