Scienza e Tecnologia

“Vita extraterrestre? La domanda non è se la troveremo, ma quando”

A 30 anni dalla scoperta svizzera del primo esopianeta, torniamo su un evento che ha rivoluzionato l’astronomia e che è valso a due ricercatori elvetici un premio Nobel 

  • 2 ore fa
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Esopianeta

Una ricostruzione artistica di 51 Pegasi b, gigante gassoso con nuvole di silicato: il primo esopianeta a essere scoperto

  • IMAGO / StockTrek Images
Di: red. giardino di Albert/Matteo Martelli/ATS  

Michel Mayor e Didier Queloz sono stati i primi a scoprire, nel 1995, un pianeta esterno al sistema solare: si tratta di un cosiddetto esopianeta, un pianeta cioè che ruota attorno ad una stella diversa dal sole. Il 51 Pegasi b, in orbita attorno alla stella 51 Pegasi, nella costellazione di Pegaso, è stato il primo di una lunga serie di pianeti extrasolari scoperti dai due scienziati elvetici. Per questo sono stati premiati con il Nobel per la Fisica nel 2019. La scoperta – inizialmente accolta con scetticismo dagli scienziati – è stata annunciata il 6 ottobre di 30 anni fa in occasione di una conferenza a Firenze. 

premi nobel

I vincitori del Premio Nobel per la fisica nel 2019: Didier Queloz, a destra, Michel Mayor, a sinistra

  • Keystone

Gli inizi

Nell’ottobre del 1993, Michel Mayor presenta all’Università di Ginevra una richiesta ambiziosa: ottenere una settimana di osservazione ogni due mesi, cioè 42 notti di telescopio all’anno, per cercare degli esopianeti dall'Osservatorio dell'Alta Provenza. La sua richiesta viene accolta. Insieme al suo dottorando dell’epoca, Didier Queloz, decide di concentrarsi su 142 stelle comparabili al nostro Sole. Per il team di scienziati elvetici inizia così la caccia agli esopianeti. Il resto è storia. 

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Un Nobel spaziale

Modem 09.10.2019, 08:20

La scoperta ha rivoluzionato la concezione dell’universo, ed è stata resa possibile da strumenti sviluppati presso l’Osservatorio di Ginevra nel corso degli anni ’70. Un metodo che rese possibile rilevare con estrema precisione anche piccolissime variazioni nella velocità delle stelle. Tali variazioni possono essere provocate dalla presenza di pianeti orbitanti, anche molto piccoli.

Dall’incredulità alle conferme

“Quando ho visto i dati per la prima volta ho subito pensato che doveva trattarsi di un errore”, ha rivelato Queloz nei giorni scorsi all’agenzia Keystone-ATS. Solo dopo ripetute verifiche i due ricercatori si resero conto che i dati e le immagini del loro spettrografo indicavano davvero l’esistenza di un pianeta gigante, grande circa la metà di Giove - quindi pari a circa 140 volte la massa della Terra - e che orbitava “sorprendentemente” vicino ad una stella.

Da allora sono stati individuati oltre 6’000 esopianeti che hanno cambiato la concezione dell’intero universo: “Ora non consideriamo più il Sistema solare come isolato”, afferma Queloz, oggi a capo di un centro di ricerca presso il Politecnico di Zurigo (ETH) che si occupa di studiare l’origine e la diffusione della vita nell’universo. E proprio per quanto riguarda la vita extraterrestre, l’astronomo si dice convinto: “La domanda non è se la troveremo, ma come e quando”. Di certo, non su 51 Pegasi b, dove le temperature raggiungono i 1’000 gradi centigradi, un clima tutt’altro che ospitale.

02:15

Il Nobel di Mayor e Queloz, un premio dalle profonde radici

RSI Shared Content DME 05.12.2019, 11:31

A Ginevra la storia continua

Questa scoperta ha permesso all’Università di Ginevra di affermarsi come centro d’eccellenza in quest’ambito. Accanto a progetti affermati, come il Polo di ricerca nazionale di ricerca di esopianeti (PlanetS), nuovi ne stanno nascendo: fra questi, c’è RISTRETTO, spettrometro all’avanguardia per lo studio dell’atmosfera dei pianeti extrasolari attualmente in costruzione, o il CVU, Centro per la vita nell’universo, che studia l’origine della vita con un approccio interdisciplinare.

Un ambito di ricerca che di recente ha subito una grande accelerazione: basti pensare che dei 6000 oggetti scoperti globalmente negli ultimi 30 anni, oltre 1000 risalgono agli ultimi tre anni di attività, senza contare gli altri 8000 esopianeti candidati che attendono di essere confermati. “Ne manca all’appello uno: il gemello del nostro pianeta Terra. Almeno, per ora”, ha affermato la Nasa recentemente. Come a dire: il bello deve ancora venire.

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