Non usate i sistemi di cloud stranieri, soprattutto statunitensi: ne va della protezione dei dati dei cittadini. È il grido d’allarme lanciato da Dominika Blonski, incaricata della protezione dei dati nel Canton Zurigo, secondo cui i sistemi offerti da società americane non offrono sufficienti garanzie sulla sicurezza delle informazioni salvate.
Il primo a sollevare dubbi era stato Thomas Süssli, capo dell’esercito, che in una lettera interna al Consiglio federale, all’inizio di novembre, aveva messo in discussione la sicurezza dei dati archiviati nei cloud di Microsoft.
“Osserviamo che un numero crescente di istituzioni a livello cantonale e comunale fanno uso di questi prodotti senza riflettere troppo sulle possibili conseguenze”, spiega Blonski al Radiogiornale della RSI.
A destare sospetti sarebbero soprattutto i servizi cloud offerti da Microsoft e Amazon. Le autorità degli Stati Uniti avrebbero il diritto di visionare le informazioni salvate nel cloud, anche nel caso in cui queste siano state raccolte legalmente da autorità estere. Per dati non sensibili come nomi o indirizzi ciò non rappresenta un problema, ma il discorso è diverso quando si tratta di informazioni più sensibili, come quelle di carattere fiscale.
“Nel caso questo accadesse, le persone non verrebbero a sapere che qualcuno ha potuto visionare le informazioni che le riguardavano. E nel caso lo venissero a sapere, non avrebbero il diritto di opporvisi”, aggiunge Blonski.
L’Incaricato cantonale della protezione dei dati zurighese consiglia pertanto di non far capo a servizi cloud stranieri e, se questo non è possibile, meglio criptare i dati sensibili.








