Nella tavola periodica il litio è il più leggero fra i metalli alcalini (a parità di volume, pesa più o meno la metà dell’acqua) e, nella serie alcalina, precede il sodio e il potassio. Nella sua forma pura è un metallo tenero color argento che si ossida rapidamente a contatto con l’aria o l’acqua. Il litio viene impiegato in leghe metalliche leggere ed è il sorprendente componente di alcuni farmaci (antipsicotici) per stabilizzare l’umore.

Ma, soprattutto, il litio è la materia prima che alimenta la rivoluzione elettrica. Senza di esso, le batterie ricaricabili – cuore delle auto elettriche e di gran parte dei dispositivi digitali – non esisterebbero. Ma dietro questa promessa di tecnologia e mobilità pulita si nasconde una sfida complessa: come garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile? Oggi l’Europa dipende quasi totalmente dalle importazioni da Australia, Sud America e Cina, che coprono il 95% del fabbisogno globale. Con la domanda destinata a crescere di cinque-sette volte entro il 2030, il continente deve trovare soluzioni. Per migliorare le condizioni di questo quadro, la Commissione UE ha varato a inizio dicembre 2025 una strategia per la gestione a livello continentale dell’approvvigionamento e della lavorazione delle materie prime critiche, come litio e cobalto. Il piano d’azione adottato, denominato RESourceEU , - riassumendolo nelle sue grandi linee - intende creare un Centro europeo per le materie prime critiche, limitare l’esportazione dei rottami e dei rifiuti che contengono materie utili, diversificare le catene di fornitura in modo da scardinare l’attuale dipendenza da pochi stati per l’approvvigionamento, finanziare (in ragione di 3 miliardi, distribuiti nei prossimi 12 mesi) e facilitare la realizzazione di progetti europei che permettono estrazione e produzione di materie prime critiche . E uno di questi progetti sostenuto da RESourceEU, l’estrazione di litio combinata con la produzione di energia geotermica che si sta concretizzando nella Fossa renana in Germania, lo approfondiamo qualche riga sotto (ed è illustrato nella puntata del giardino di Albert a cui si ispira questo articolo).

Vista attraverso la "Fossa renana" dalle rovine del castello di Schauenburg (Germania). Sotto la "Fossa renana" giacciono acque riscaldate dalla geotermia relativamente ricche di litio
Per completare il quadro sul piano RESourceEU, va sottolineato il fatto che la sua messa in opera preoccupa gli ambienti che si adoperano per la conservazione del paesaggio e della natura. Infatti, il piano d’azione, a loro dire, potrebbe indebolire il quadro normativo per la protezione dell’ambiente naturale e del territorio, soprattutto in nome della semplificazione e della pressione per tagliare i tempi necessari all’ottenimento di licenze per l’estrazione e la lavorazione di minerali che contengono materiali strategici. Intanto, in Europa, a prescindere dai vantaggi economici e dagli inconvenienti per l’ambiente che porterà il piano strategico illustrato precedentemente, emergono tre strade per ottenere litio: nuove miniere in Francia, progetti innovativi in Germania e il riciclo delle batterie.

Cava di caolino per le porcellane di Limoges che potrebbe dare origine a una redditizia estrazione di litio (Beauvoir, Dipartimento dell'Allier, Francia)
La Francia e il tesoro nascosto nel Massiccio Centrale
Nel cuore della Francia, a Beauvoir, nel dipartimento dell’Allier, si trova un giacimento di litio di importanza strategica. Per decenni questa cava ha fornito caolino per la ceramica e le porcellane di Limoges. Oggi, la società mineraria Imerys punta a trasformarla nella più grande miniera di litio d’Europa. Le analisi geochimiche indicano una concentrazione media dell’1% di ossido di litio: cinquecento volte superiore alla crosta terrestre. Si stima che il sito contenga 375.000 tonnellate di litio, sufficienti per produrre ogni anno 700.000 batterie per auto elettriche, coprendo fino al 50% del fabbisogno francese.
Ma la sfida non è solo tecnica. L’estrazione comporta enormi volumi di roccia: due milioni di tonnellate all’anno, con scarti che possono contenere sostanze tossiche. Inoltre, il processo richiede molta acqua, in una regione già colpita da siccità. Imerys promette di riciclare gran parte dell’acqua e di monitorare l’impatto ambientale, ma gli esperti avvertono: per ogni tonnellata di litio si generano da tre a dieci tonnellate di scarti. La sostenibilità dipenderà dalla capacità di ridurre consumi e valorizzare i sottoprodotti, come quarzo e feldspato, per evitare discariche inutili.

Nei Monti Metalliferi, in Germania al confine con la Cechia, la vecchia attività mineraria è oggi patrimonio UNESCO e visitabile fin nelle viscere della montagna dove si estraeva stagno. Nella medesima regione però si è avviato un progetto di estrazione del litio in galleria.
La Germania: la sfida dei Monti Metalliferi e quella della Fossa renana
A Zinnwald, al confine tra Germania e Repubblica Ceca, si riaccendono le speranze minerarie. Qui, nei Monti Metalliferi, il litio è presente fino all’1,6% nella roccia. Zinnwald Lithium vuole estrarlo in gallerie sotterranee per ridurre l’impatto sulla superficie. Ma il progetto è complesso: occorre frantumare un milione e mezzo di tonnellate di roccia all’anno e gestire enormi quantità di scarti che verrebbero in gran parte accumulati all’aperto. Le normative impongono di evitare la dispersione delle polveri, e si studiano leganti biodegradabili per consolidare i residui.
Non è l’unico fronte tedesco. Come già anticipato nell’articolo, nella Fossa renana, la società Vulcan Energie punta a una soluzione innovativa: estrarre litio dalle acque geotermiche pompate a tre chilometri di profondità. Il processo, alimentato da energia geotermica, promette emissioni quasi nulle di CO₂. Tuttavia, resta il rischio sismico legato alle perforazioni profonde. Se il progetto pilota avrà successo, tenuto anche conto del sostegno finanziario incassato dall’UE con il piano d’azione RESourceEU, la Germania potrebbe produrre 24.000 tonnellate di litio all’anno, riducendo la dipendenza dalle importazioni.
La via del riciclaggio: il futuro circolare del litio
Anche se nuove miniere sono indispensabili, il vero cambio di paradigma passa dal riciclo. Dopo dieci anni, le batterie delle auto elettriche contengono ancora litio prezioso. Recuperarlo è molto più efficiente che estrarlo dal sottosuolo: per una tonnellata di litio servono 250 tonnellate di minerale, ma solo 30 tonnellate di batterie usate. L’UE ha fissato obiettivi ambiziosi: dal 2031, ogni nuova batteria dovrà contenere almeno il 6% di litio riciclato, quota che salirà al 12%.
Nei laboratori di Braunschweig e negli impianti pilota di BASF, il processo è già realtà. Le batterie vengono smontate, triturate e trasformate in “massa nera”, una polvere che contiene litio, nichel e cobalto. Da qui, con tecniche idro-metallurgiche, si ottiene litio puro al 99,6%, pronto per nuove celle. Il vantaggio è enorme: meno energia, meno CO₂, più autonomia strategica. Tuttavia, il riciclo non basterà a coprire la domanda nei prossimi decenni: serviranno sia nuove miniere sia un uso più sobrio delle risorse.

Una linea di produzione di batterie al litio
Il ciclo del litio in Europa è una corsa contro il tempo. Tra giacimenti promettenti, innovazioni tecnologiche e riciclo, il continente può ridurre la dipendenza dalle importazioni e limitare l’impatto ambientale. Ma la sostenibilità non è solo una questione tecnica: richiede scelte politiche e comportamenti più responsabili. Auto più piccole, più treni, meno sprechi. Perché il litio è la chiave della transizione energetica, ma anche il banco di prova della nostra capacità di rispettare i limiti del pianeta.







