Molti ricercatori hanno la possibilità e la fortuna di concentrare studi e ricerche su di un tema che li attira particolarmente, altri invece dedicano la propria vita da scienziati ad un animale feticcio, come squali, formiche o serpenti.
Ma la passione per gli animali e la scienza contagia spesso anche chi non si occupa direttamente di ricerca. Una passione che a volte permette di scrivere storie curiose e importanti, come quella di Tim Friede, uno statunitense del Wisconsin.
Desensibilizzazione
Setteventi 08.05.2025, 07:20
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Tim, che ha una smisurata passione per i serpenti, è un ex-meccanico che da oltre 20 anni dedica la sua vita a questo gruppo di rettili. Li conosce molto bene e al momento lavora come direttore di erpetologia - parte della zoologia che si occupa dello studio di rettili e anfibi - presso un’azienda della California. Una società che sta cercando di realizzare un antidoto universale al veleno dei serpenti più pericolosi del mondo. Per capire che ruolo gioca Tim in questa storia, dobbiamo fare un passo indietro.

I taipan sono tra i serpenti più velenosi al mondo
L’interesse di Tim per i serpenti l’ha spinto fin da piccolo a collezionare numerose specie altamente velenose: cobra, mamba, taipan e serpenti a sonagli. Dal momento che ogni giorno correva il rischio di essere avvelenato dai suoi serpenti, decise di fare qualcosa per diventare immune. La sua convinzione era che, stimolando il suo sistema immunitario a produrre anticorpi per combattere il veleno, sarebbe diventato più resistente ad eventuali futuri morsi.
Nel 2001, decise pertanto di cominciare a iniettarsi delle dosi diluite di veleno estratto dai propri rettili. Un metodo rischioso, ma portato avanti con convinzione tanto che in 24 anni, questo uomo del Wisconsin ha introdotto nel proprio corpo oltre 800 dosi di veleno e si è fatto mordere più di 200 volte. Tra i veleni più tossici che si è inoculato ci sono quelli di taipan, cobra, crotali, mamba, eccetera. Un bel bouquet, non c’è che dire!
La strategia, non è una sorpresa, ha comportato enormi rischi per la sua salute. Quando Tim Friede subì il suo primo morso da un cobra era già resistente grazie a precedenti iniezioni e non ebbe grossi problemi. Ma solo 60 minuti dopo il primo morso, ne subì un secondo. Questa volta il veleno lo ridusse in fin di vita, ma dopo quattro giorni di coma, ne uscì. Più deciso che mai a portare avanti la sua iniziativa.
Malgrado i video in cui si sottopone a questo trattamento stiano spopolando ancora oggi in rete, Friede ha recentemente affermato di non aver fatto tutto ciò per mettersi in mostra, bensì per condurre un vero e proprio studio scientifico.
In effetti, dopo anni di dedizione alla causa, uno studio pubblicato di recente e condotto dall’azienda per cui Tim ora lavora, ha dimostrato che gli anticorpi presenti nel suo sangue sono concretamente in grado di neutralizzare una vasta gamma di neurotossine mortali. Sebbene il metodo applicato possa apparire scriteriato (e in ogni caso non è da ripetere), la ricerca è estremamente importante perché potrebbe rappresentare una svolta nella produzione di antidoti più sicuri ed efficaci.
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Oggi per produrre i sieri contro i morsi di serpenti è necessario iniettare una piccola dose di veleno in un cavallo o in una pecora e attendere che l’animale produca gli anticorpi. In seguito gli anticorpi vengono estratti dal cavallo o dalla pecora e usati per produrre l’antidoto. Oltre al fatto che questi prodotti sono difficili da realizzare e da conservare, risultano efficaci unicamente per una specie di serpente alla volta e in alcuni casi possono generare importanti effetti secondari nelle persone.
Il metodo basato sul sangue di Tim Friede e descritto nella pubblicazione è molto diverso. I ricercatori hanno selezionato 19 tra i serpenti più letali del pianeta (cobra, mamba, serpenti corallo e tanti altri) e hanno identificato nel sangue di Tim due specifici anticorpi capaci di neutralizzare le tossine presenti nei loro veleni. In seguito, hanno creato un composto contenente i due anticorpi (e altre molecole) e l’hanno testato sui topi, dimostrando che la miscela è riuscita a proteggere le cavie da 13 dei 19 serpenti.
Il risultato potrebbe rappresentare il primo passo verso la creazione di un antidoto universale per gli esseri umani. E l’idea di Tim Friede, potrebbe non essere così folle come sembra.