Sulla gravità e pericolosità del fenomeno sono tutti d’accordo. Per il Consiglio di Stato ticinese “l’economia illegale è un cancro” e, nel messaggio licenziato un anno fa, ha proposto la propria “terapia”. Sei misure - presto all’esame della Commissione giustizia e diritti del Gran Consiglio - per dissuadere i potenziali criminali e ridurne i margini di manovra. Tra queste, il rafforzamento dei servizi dedicati al sequestro e alla confisca dei beni, il potenziamento dell’Ufficio fallimenti e del Registro di commercio, e una migliore vigilanza sul territorio.

Misure del Governo contro la criminalità economica
C’è però chi chiede un approccio più moderno e incisivo, come l’ex procuratore pubblico Paolo Bernasconi. Intervenuto mercoledì in diretta a Prima Ora, l’avvocato si dice preoccupato: “È un messaggio antico, che non parla di criminalità informatica né di criptovalute, oggi strumenti chiave per il riciclaggio. Ci viene proposto un coltello senza lama, solamente un manico e quindi inservibile”. Secondo Bernasconi, manca soprattutto un approccio preventivo. “Sembra un regolamento di un cimitero. Perché dov’è, dal punto di vista della criminalità, il cimitero dei reati? All’Ufficio dei fallimenti e all’Ufficio del sequestri del proventi di reati”.
Da parte sua, il giornalista della RSI Francesco Lepori, co-responsabile dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’USI, sottolinea come le organizzazioni criminali sfruttino i vantaggi del sistema svizzero: “Usano società di comodo per ottenere permessi di soggiorno, percepire illecitamente assicurazioni sociali, come la disoccupazione, oppure ottenere crediti privati o contratti di leasing. Impegni che poi non onorano dichiarando fallimento della presunta attività. Lo si è visto in varie inchieste”.
Entrambi concordano sull’importanza dello scambio di informazioni tra enti pubblici. Lepori ricorda che “alcuni strumenti esistono già. Altri sono in cantiere. A livello nazionale, ad esempio, si parla di introdurre il progetto POLAP che consentirebbe di condividere finalmente i dati di tutte le polizie cantonali e di quella federale”. Bernasconi, da parte sua, sottolinea l’importanza di “una piattaforma unica dove ogni ufficio possa trovare immediatamente tutti i dati per fare l’identikit finanziario di una persona. È una mancanza incredibile a livello cantonale”.
Si discute anche dell’efficacia dei controlli. Marco Bertoli, presidente dell’Autorità ticinese di vigilanza sui fiduciari, in un’intervista della RSI difende l’operato del suo ufficio, ma ammette: “Con più mezzi potremmo fare di più”. Gli ispettori a disposizione di questo organismo oggi sono soltanto due. Un potenziamento, dice ancora Bertoli, non sarebbe tuttavia risolutivo. “Non credo che il problema sarebbe debellato. Rimane comunque, a mio avviso, importante che siano proprio coloro che operano sul terreno, quindi le fiduciarie abilitate, a segnalare quando vengono a conoscenza di qualcuno che sta facendo il lavoro per il quale non ha l’autorizzazione”.
Un altro tema caldo è l’assoggettamento, finora respinto a livello federale, degli avvocati alla legge sul riciclaggio. Bernasconi è favorevole: “I clienti che chiedono a un avvocato di costituire società o organizzare meccanismi di evasione non dovrebbero essere coperti dal segreto professionale”.
Lepori evidenzia il ruolo dei “facilitatori”, professionisti sul territorio che aiutano le organizzazioni criminali a operare in Svizzera. “Nel messaggio il Consiglio di Stato usa la metafora del cancro. Un’immagine che però agli esperti di criminalità organizzata non piace. Sappiamo che un tumore purtroppo può insorgere in chiunque, persino in soggetti assolutamente sani. Le mafie tendono invece ad attecchire in tessuti già fragilizzati da persone pronte ad aiutarle. Da qui”, sottolinea, “l’importanza di avere una piazza finanziaria integra”.
Infine, entrambi mettono in guardia sui rischi legati alle criptovalute. Nel 2024, l’Ufficio federale di comunicazione in materia di riciclaggio ha ricevuto circa 1’800 segnalazioni di operazioni sospette con monete virtuali. “La velocità, l’anonimato e l’assenza di enti centrali le rendono uno strumento perfetto per ripulire i capitali sporchi”, conclude Lepori.