Un diciassettenne ha perso la vita, nelle prime ore di domenica, mentre in sella a uno scooter rubato fuggiva dalla polizia. È successo a Losanna, dove in serata sono poi scoppiati dei disordini: un centinaio di giovani con il volto coperto è sceso in strada e si è scontrato con gli agenti. Una manifestazione che ha avuto luogo a causa della morte del giovane. La RSI ne ha parlato col sociologo Sandro Cattacin, professore all’Università di Ginevra.

Losanna: scontri tra giovani e polizia
Telegiornale 25.08.2025, 20:00
Dalla Francia all’Italia, senza dimenticare gli Stati Uniti, i giovani si scontrano con la polizia dopo la morte di uno di loro, poco importano le circostanze. C’è un denominatore comune tra i giovani di diversi paesi?
“Sì. Una gioventù che vive in quartieri a rischio di discriminazione come popolazione ma anche come individuo, che accumula frustrazioni, non sa bene come liberarsene. Nascono poi queste drammatiche situazioni quando ci sono incidenti e uno di loro viene colpito e muore. Poi un secondo elemento importante è questa idea di essere dimenticati da chi governa e dovrebbe anche occuparsi di chi è un po’ più ai margini della società e da lì la situazione diventa velocemente esplosiva. L’individuo si sente collettivamente discriminato, ma anche individualmente ha esperienze problematiche tutti i giorni. Capita un evento di questo genere e succede poi quello che abbiamo visto”.
La Svizzera non è immune al malessere giovanile. Come migliorare questa situazione?
“La Svizzera non è immune ma non vive situazioni come quelle che si vivono in città italiane, francesi o persino americane. Losanna è una città molto civilizzata. C’è una grandissima comprensione fra le diverse componenti della città – giovani, anziani, stranieri, svizzeri… -. Prélaz è un quartiere che ha una bella storia. Era un quartiere che accoglieva tanti italiani e spagnoli. Oggi è molto più multiculturale, la metà della popolazione non è di origini svizzere ed è tutto sommato relativamente civilizzato quello che si è visto lì e quello che è successo oggi dopo questi tumulti. La Svizzera può intervenire a un livello abbastanza alto e con cose molto semplici: prima di tutto qualità di vita nei quartieri, non sentirsi dimenticati, partecipazione, implicare questi giovani in progetti comunitari, artistici e musicali… Sono cose che si fanno e che hanno avuto anche riscontri positivi la dove sono state fatte. Dimenticare un po’ meno la gente è molto utile”.