“I prezzi dei medicamenti sono troppo bassi in Svizzera”, mentre “i pazienti americani pagano una gran parte delle innovazioni”. Lo ha dichiarato Vas Narasimhan, CEO di Novartis, in un’intervista pubblicata sabato dalla Neue Zürcher Zeitung. Secondo il dirigente, è tuttavia impossibile quantificare quanto dovrebbero pagare in più i Paesi europei.
Narasimhan ha inoltre puntato il dito contro la Svizzera che, a suo avviso, non contribuisce abbastanza rispetto ad altri membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).
All’inizio di agosto, il presidente statunitense Donald Trump ha imposto un ultimatum di 60 giorni a gruppi farmaceutici come Pfizer, Roche e Novartis, chiedendo una riduzione dei prezzi dei medicinali negli Stati Uniti. In risposta, Novartis ha avviato un dialogo con il governo americano per “trovare soluzioni costruttive in modo che gli americani debbano pagare meno per i loro farmaci”, ha spiegato Narasimhan.
Il gruppo sta attualmente esaminando diversi meccanismi che potrebbero consentire riduzioni di prezzo. Il sistema sanitario statunitense, ha precisato il CEO, è caratterizzato da una struttura complessa, con numerosi intermediari e sconti. “Circa la metà del nostro giro d’affari lordo va a questi intermediari”, ha affermato.
In questo contesto, Novartis punta a eliminare la differenza di prezzo dei medicinali tra gli Stati Uniti e gli altri Paesi industrializzati, cercando un equilibrio più equo nella distribuzione dei costi dell’innovazione.
Nonostante le pressioni politiche, Narasimhan si è detto ottimista riguardo alle prospettive di Novartis nel medio termine. “A prescindere da ciò che accadrà, con l’attuale situazione legale negli Stati Uniti, qualsiasi cambiamento dovrebbe essere gestibile”, ha concluso.