Emergono i primi retroscena sulla telefonata tra Karin Keller-Sutter e Donald Trump, avvenuta il 31 luglio, poche ore prima che gli Stati Uniti annunciassero un dazio del 39% sulle merci svizzere. A rivelarli sono oggi, domenica, la SonntagsZeitung e il SonntagsBlick.
Secondo i due domenicali, il colloquio sarebbe iniziato in modo formale, con uno scambio di cortesie e un riferimento della presidente svizzera alla Festa nazionale del 1° agosto. Ma presto il tono sarebbe cambiato. Trump avrebbe criticato duramente il disavanzo commerciale con la Svizzera, giudicando insufficiente la proposta di un dazio al 10% – una cifra che era stata abbozzata in via ufficiosa nei mesi precedenti tra una delegazione elvetica e rappresentanti dell’amministrazione statunitense.

Dazi, il giorno dopo
Telegiornale 02.08.2025, 20:00
La SonntagsZeitung riferisce che il presidente statunitense avrebbe giudicato sproporzionato un disavanzo commerciale di 39 miliardi di dollari «generato da appena 9 milioni di svizzeri». Secondo il SonntagsBlick, Trump avrebbe poi chiesto «concessioni significative», lasciando intendere che per un «Paese molto ricco» come la Svizzera non ci sarebbe stato alcun accordo senza nuove aperture.
Keller-Sutter, priva di un mandato formale, avrebbe tentato di spiegare le cause dello squilibrio commerciale e di difendere l’intesa tecnica raggiunta nei mesi precedenti. Ma, secondo le ricostruzioni, Trump avrebbe reagito con crescente irritazione, bollando il tono della presidente come “pedante”.
La situazione sarebbe degenerata al punto che, scrivono i domenicali, l’entourage del presidente USA avrebbe inviato un SMS alla direttrice della SECO, Helene Budliger Artieda, suggerendo di chiudere la chiamata. Il colloquio si sarebbe interrotto pochi minuti dopo, senza esito. Keller-Sutter ha poi riconosciuto il fallimento su X. Due ore più tardi, da Washington è arrivato l’annuncio ufficiale: 39% di dazio sulle esportazioni svizzere.