Cervi, cinghiali, volpi e lepri non sono al riparo dall’inquinamento causato dalle microplastiche. Per la prima volta in Svizzera sono stati analizzati gli escrementi di questi e altri animali selvatici in diversi cantoni, anche in Ticino e nei Grigioni. Analisi che hanno rivelato concentrazioni talvolta molto elevate di varie sostanze.
Si tratta di uno studio condotto dall’organizzazione ambientalista Greenpeace in collaborazione con il Politecnico federale di Losanna. Una prima a livello nazionale che tiene conto dell’impatto di plastiche e microplastiche sulla fauna selvatica terrestre. In genere le indagini si limitano infatti a quanto viene ritrovato nello stomaco di uccelli e pesci.
“Concretamente, durante lo scorso inverno sono stati raccolti in natura gli escrementi di nove specie di animali selvatici che vivono e si nutrono sulla terraferma: dal tasso vodese al cervo ticinese, dalla lepre neocastellana al lupo grigionese. Una cinquantina di campioni raccolti in diverse regioni” come spiega Joëlle Hérin di Greenpeace, interpellata dal Radiogiornale della RSI.
Quali sono dunque i risultati? “Gli escrementi contenevano microplastiche, talvolta in concentrazioni molto elevate”. Per esempio, i campioni di cinghiali nei cantoni Vallese e Berna presentavano più di 600 particelle di microplastiche per grammo. Quelli relativi al cervo ticinese ne contenevano 179 per grammo.
Gli autori dello studio non sanno spiegare da dove arrivano le sostanze ingerite o la differenza talvolta molto grande della loro concentrazione. È certo che tutti i campioni analizzati contenevano diversi tipi di plastiche, fino a dieci in alcuni prelevati in Vallese, e che quindi anche l’habitat di questi animali è contaminato.
Per Joëlle Hérin è allora chiaro, “bisogna agire alla fonte del problema: ridurre la produzione e l’utilizzo delle plastiche”. Servono, secondo Greenpeace, misure politiche immediate a livello nazionale e internazionale.

Microplastiche nel suolo
Il Quotidiano 26.01.2023, 20:00