Non l’eruzione di un vulcano, ma un cantiere per fare spazio ad autostrada e case, cinquant’anni fa rischiò di distruggere uno dei siti archeologici più rilevanti della Svizzera: Augusta Raurica, a una ventina di chilometri da Basilea. Numi benigni, o meglio un contratto per la salvaguardia firmato dai cantoni di Basilea Città e Campagna ed Argovia scongiurò il “vulnus”. Un contratto che adesso è stato rinnovato per garantire un futuro alla Pompei elvetica.
Ma c’è anche un presente vivo, e uno rivissuto. Ad esempio, con i combattimenti fra gladiatori che oggi non finiscono più nel sangue e sono pure istruttivi. “Pugnate!”, urla il giudice, mentre le telecamere del Telegiornale riprendono il duello. ““Questa è archeologia sperimentale. Riproduciamo quello che abbiamo scoperto e imparato”, spiega Kimon Portmann, vicepresidente dell’associazione Ludus Ars Gladiatoria.

Immagine d'archivio degli scavi
Oggi sappiamo che Augusta Raurica, 2000 anni fa, era un importante centro romano. E lo sanno anche le 130’000 persone che visitano ogni anno i resti della colonia. “Se pensiamo a tutte le sfaccettature della vita romana che ci mostra Augusta Raurica, devo dire che questo sito ha un’importanza regionale, anche in relazione al Reno, qui a due passi. Questa città era inserita perfettamente nel paesaggio, una cosa unica”, dice Christoph Schneider, presidente della fondazione Pro Augusta Raurica.
Un tempo qui c’erano molte case, dei templi e un’arena-teatro. Quanto esigeva una città di circa 15’000 abitanti. Poter visitare ancora adesso questo luogo non è scontato. Per poco il sito non fu demolito. Negli anni ‘60 e ‘70, con il boom edilizio, nacquero molti quartieri residenziali, si costruì l’A2 e parecchie rovine romane andarono perse per sempre.
Gli archeologi non avevano infatti soldi a sufficienza per salvare i resti della città. Perciò, una volta terminata la catalogazione, si lasciava spazio alle ruspe. Mezzo secolo fa, come detto all’inizio, i rappresentanti dei cantoni di Basilea e Argovia fecero scudo e ora l’accordo per la protezione del luogo è stato rinnovato, garantendo un finanziamento maggiore.

Tra mucche e pascoli spuntano i resti dell'epoca romana
Un luogo che merita di essere protetto, si dissero 50 anni fa i rappresentanti dei due cantoni di Basilea e di Argovia. Il contratto formato negli anni 70, ora è stato rinnovato, e rafforza la protezione del luogo e garantisce un finanziamento maggiore. “Le sfide, per il sito, sono ancora le stesse”, ricorda Monica Gschwind, consigliera di Stato di Basilea Campagna. “Anche oggi, qui intorno si vuole costruire. È un’area in forte sviluppo. Ma sappiamo quanti tesori sono nascosti sotto terra”.