La Svizzera deve investire nell’insegnamento delle lingue: lo chiede la Conferenza dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE), secondo cui un contatto precoce con una seconda lingua nazionale e con le varie culture regionali è essenziale.
L’insegnamento linguistico rappresenta una condizione per il mantenimento della competitività del Paese - la Willensnation elvetica, la nazione fondata sulla volontà -, si legge nella dichiarazione d’intenti diffusa venerdì al termine dell’assemblea annuale della CDPE a Lucerna. Tutti gli studenti - prosegue il documento, approvato all’unanimità - devono beneficiare di un’istruzione di qualità, anche per quanto riguarda le lingue nazionali e l’inglese. Dall’analisi sul raggiungimento delle competenze di base nella seconda lingua nazionale è emersa la necessità di adeguare obiettivi formativi e piani di studio, sottolinea la CDPE. L’offerta va intensificata con un potenziamento delle attività di scambio tra regioni linguistiche e delle azioni intercantonali.
Adeguare il Concordato Harmos
Per fare ciò i direttori cantonali intendono valutare possibilità di adeguamento del Concordato Harmos, in particolare dell’articolo 4 che disciplina l’insegnamento delle lingue e prevede che la prima lingua straniera inizi al più tardi al quinto anno scolastico, la seconda al settimo. La CDPE è convinta di poter proporre soluzioni solide, ancorate alle regioni linguistiche e pedagogicamente fondate.
In Harmos era stata integrata l’armonizzazione dell’insegnamento delle lingue straniere sancita dai cantoni nel 2004. Per i 15 cantoni aderenti al Concordato, le disposizioni sono vincolanti. Tuttavia lo scorso primo settembre il Gran Consiglio zurighese ha deciso di eliminare il francese dalla scuola elementare e due settimane dopo il Parlamento di San Gallo ha accolto una mozione che chiede di introdurre il francese solo alla scuola media. Entrambi i cantoni fanno parte del Concordato Harmos.
Il Consiglio federale - preso atto delle decisioni di Zurigo e San Gallo - ha comunicato che intende difendere il principio dell’insegnamento precoce delle lingue straniere, imponendolo se necessario grazie a un articolo di legge. Ha quindi incaricato il Dipartimento federale dell’interno (DFI) di elaborare un progetto in questo senso da porre in consultazione.

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