In Svizzera il calcio d’élite è molto più che sport, intrattenimento ed emozioni. Sono le parole di Claudius Schäfer, direttore della Swiss Football League. E infatti è anche un fattore economico non secondario, la cui importanza per il Paese è stata quantificata da uno studio curato dalla società di consulenza EBP di Zurigo e dall’Istituto per il turismo e la mobilità dell’Alta scuola di Lucerna.
Il dato più importante è quello riguardante la cifra d’affari della scorsa stagione, che è ammontata a poco meno di 1,3 miliardi di franchi. E se si pensa che undici anni fa la stessa cifra era di 794 milioni, la differenza sfiora il mezzo miliardo di franchi.
A generare una buona parte di questo risultato è stato il numero di spettatori, cresciuto del 45% in undici stagioni per fissarsi a 3,2 milioni. Come precisa ai microfoni della RSI Beat Burri, uno degli autori dello studio, “la crescita del pubblico non può essere ricondotta soltanto all’aumento della popolazione, visto che questa nello stesso periodo è aumentata del 12%”.
Allora come si spiega? “I motivi sono diversi e possono essere individuati nella crescita dell’importanza del calcio a livello generale, negli stadi nei quali si è investito parecchio negli ultimi anni o anche nella forte presenza della lega a livello mediatico. Altro fattore non secondario è il numero di squadre che partecipano alla Super League, che è salito da dieci a dodici”.
Sono importanti anche le conseguenze indirette del campionato. Per esempio, grazie alle partite sono state registrate 143’000 nottate nel settore alberghiero e para-alberghiero. Oppure ci sono gli 82 milioni di franchi spesi dai tifosi in pasti, trasporti o merchandising. Senza contare che a livello fiscale le autorità hanno incassato, grazie al calcio, 49 milioni di franchi. Il calcio svizzero, insomma, sembra godere di buona salute anche dal punto di vista economico.

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Il Quotidiano 12.01.2023, 19:00






