È oramai già il tormentone politico dell’estate: il prezzo per i futuri aerei da combattimento ordinati dalla Svizzera negli Stati Uniti, gli F-35. Mercoledì il Consiglio federale ha ammesso che i costi potrebbero superare di un miliardo di franchi l’importo approvato in votazione popolare. E il tema è inevitabilmente protagonista dei domenicali.
La SonntagsZeitung scrive ad esempio che l’ex consigliera federale responsabile per la difesa Viola Amherd verrà verosimilmente interrogata da una commissione parlamentare. La commissione della gestione venerdì ha infatti deciso di condurre una cosiddetta ispezione sulla procedura d’acquisto per gli F-35, con tanto di accertamenti e convocazione dei responsabili del progetto, compresa Amherd, che finora pubblicamente ha evitato di prendere posizione sul tema.
Il grande malinteso sul prezzo fisso
Come noto l’aspetto più delicato al centro della questione è il cosiddetto “prezzo fisso” per i 35 velivoli, che sembrava garantito dagli americani, mentre ora invece si parla di malinteso. L’NZZ am Sonntag rivela alcuni passaggi di documenti confidenziali, interni all’amministrazione: ciò che emerge secondo il domenicale è che un prezzo non è mai stato scritto o promesso dagli americani da nessuna parte. Solo in una lettera dagli Stati Uniti compare il termine “prezzo fisso”, formulato però in maniera vaga: l’agenzia statale statunitense garantisce a Berna che gli venderà gli aerei al prezzo che avrà pagato all’azienda produttrice Lockheed Martin. Una formulazione che non esclude costi più alti, a causa dell’inflazione, con prezzi che salgono per energia e materie prime, come invece sta avvenendo, e che potrebbe far salire la fattura finale dai 5,7 miliardi previsti ora fino a 7 miliardi.
Altri problemi: la mancanza di armi sugli aerei e il tasso di cambio
Oltre al prezzo fisso/non fisso, potrebbe però esserci anche di più, almeno secondo il SonntagsBlick. Il domenicale, sulla base di indiscrezioni, evidenzia come nel contratto siano previste poche armi - i razzi montati sotto la pancia e le ali del velivolo – e che dovranno quindi essere acquistate separatamente per alcune centinaia di milioni di franchi.
C’è poi anche un secondo fattore: il tasso di cambio tra franco e dollaro, col dollaro che vale sempre meno rispetto al franco. Nel contratto in effetti qualcosa di fisso c’è, ed è proprio il tasso di cambio. Un fattore che, vista l’evoluzione valutaria, risulta sfavorevole su due fronti per la Svizzera: gli investimenti in dollari promessi dalla Lockheed Martin in Svizzera (come contropartita all’acquisto) si stanno sciogliendo, mentre al contempo la Svizzera non può invece approfittare della forza del franco sul prezzo. Il tasso di cambio ovviamente potrà ancora cambiare, ma l’impatto attualmente è stimato a dozzine, se non centinaia di milioni di franchi.
Amherd (e il suo atteggiamento sul dossier) sulla graticola
Queste nuove rivelazioni gettano quindi altre ombre sull’operato di Viola Amherd, che ora si trova di fronte vari parlamentari particolarmente arrabbiati. Anche perché, quando all’epoca in diversi sollevarono critiche o dubbi, durante le riunioni vennero aggrediti dalla stessa Amherd, che sul dossier F-35 - secondo quanto scrivono i domenicali – aveva assunto un atteggiamento piuttosto arrogante.

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