Svizzera

"Finiremo in serie B"

Martin Vetterli, presidente del Politecnico di Losanna (EPFL), preoccupato per l’abbandono dell’accordo quadro con l’UE. Trema anche l'USI

  • 28 maggio 2021, 23:15
  • 10 giugno 2023, 11:21

Le preoccupazioni del mondo accademico

Telegiornale 28.05.2021, 22:00

Di: TG/M. Pacella

Il mondo universitario elvetico si dice molto preoccupato per l’abbandono dell’accordo quadro con l’Europa, annunciato dal Consiglio Federale mercoledì. Non c’è solo preoccupazione per essere esclusi dai molti programmi di ricerca, ma si teme anche di essere relegati a Paese terzo. E questo potrebbe avere conseguenze nefaste per la ricerca del nostro Paese.

A causa della rottura delle trattative sull’accordo quadro c’è dunque il rischio concreto di non essere associati al programma Horizon Europe, il seguito di Horizon 2020. Per gli atenei svizzeri significherebbe non poter partecipare, a livello europeo, a questo tipo di progetti di ricerca. Non si potranno più avere questi scambi con colleghi, dottorandi, studenti. Di fatto saremo relegati in serie B nella ricerca europea, spiega ai microfoni della RSI Martin Vetterli, presidente del Politecnico di Losanna (EPFL).

E per l'EPFL "concretamente significa meno soldi è chiaro, per esempio nel budget del Politecnico di 1 miliardo circa, il 6-7% proviene da fondi competitivi europei. Questi fondi potrebbero sparire. O arrivare sotto altre forme, ma non con la stessa ampiezza. Poi per l’attrattiva dei talenti, noi reclutiamo professori e tutti ci chiedono come condizione che la Svizzera sia associata a Horizon Europe.

Le trattative per l’accordo con l’UE per Horizon Europe sono alle fasi finali. “La migliore via è continuare a negoziare. Per la Svizzera e per il settore della ricerca è positivo essere associati in una modo o nell’altro al progetto. E qui bisogna avere fiducia nelle persone che negoziano a Bruxelles per riuscire ad essere associati a Horizon Europe”, spiega Vetterli.

Trema anche l'USI

L'abbandono dell’accordo quadro con l’Europa desta preoccupazioni anche in Ticino. Timori per le conseguenze sono stati espressi alle telecamere dalla RSI non solo dal rettore dell’Università della Svizzera italiana, Boas Erez, ma anche da Giambattista Ravano, direttore Ricerca, sviluppo e trasferimento della conoscenza alla SUPSI.

La Svizzera, infatti, potrebbe essere esclusa anche da settori cruciali come quelli della cyber sicurezza o delle tecnologie critiche. Ma soprattutto dal programma di scambio Erasmum Plus. Finanziamenti e cervelli potrebbero venir meno. I numeri dicono, ad esempio, che la SUPSI nel 2020 ha ottenuto 5 milioni di finanziamenti dall’UE. L’USI 7 milioni. In tutto all’USI sono finanziati 42 progetti dall’UE per quasi 29 milioni di franchi su un totale di 106 milioni… un prezzo da pagare non da poco.

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